Programmazione 2007 - 2013 Il 14 luglio 2004 la Commissione europea ha adottato alcune proposte legislative (contenute nel Regolamento COM 2004/92) con cui si è intrapreso il processo di riforma della politica di coesione comunitaria per il periodo 2007-2013. Il percorso di ridefinizione, con cui si prevede di dar vita ad un effetto leva che coinvolga alcuni settori chiave della vita comunitaria, quali l'innovazione e l'economia della conoscenza, l'ambiente e la prevenzione dei rischi, i servizi per il sostegno dell'occupazione e dell'inclusione sociale, è giunto al termine nel luglio 2006 con l'adozione da parte del Parlamento e del Consiglio Ue dei 5 regolamenti relativi ai fondi strutturali (Regolamento generale - 9072/06; Fondo Europeo di sviluppo Regionale; Fondo di coesione; Fondo sociale Europeo; Gruppo europeo di cooperazione territoriale - 9062/06).
Tale pacchetto di proposte delinea l'architettura di questa programmazione, relativo appunto all'arco temporale 2007 - 2013, prevedendo un contesto più semplificato e trasparente rispetto a quello del ciclo di programmazione precedente, con l'adozione di tre macro-obiettivi, in parte coincidenti con quelli precedenti:
- il cosiddetto obiettivo "Convergenza" - ricalca l'Obiettivo 1 del ciclo di programmazione 2000/2006 - che mira ad accelerare la convergenza economica delle Regioni e degli Stati membri meno avanzati;
- l'obiettivo "Competitività" - destinato alle regioni e agli Stati membri diversi da quelli in ritardo di sviluppo - che propone tra le altre azioni l'affermazione di un mercato del lavoro incentrato sul concetto di inclusione sociale;
- il nuovo obiettivo "Cooperazione" che sulla scia dalla positiva esperienza dell'iniziativa INTERREG è volto all'integrazione equilibrata del territorio UE su tematiche di interesse comunitario, attraverso programmi congiunti di cooperazione transfrontaliera e transnazionale e reti di scambio di esperienze.
La Programmazione, in particolare nei primi due obiettivi, mostra una forte attenzione al capitale umano, non solo per lo stretto legame esistente fra ricerca/innovazione e istruzione/formazione ma soprattutto per l'impegno prospettato nell'eliminazione delle situazioni di disagio sociale mediante la realizzazione di una maggiore inclusione sociale e l'innalzamento della qualità della vita, attraverso la promozione di servizi collettivi di qualità, tra cui i servizi di conciliazione. Per quanto concerne l'approccio della strategia della nuova programmazione alle pari opportunità di genere, essa discende dalle carenze che ancora si riscontrano a margine del ciclo di programmazione in via di conclusione e dalla situazione di forte differenziazione presente all'interno dell'Ue. Esistono ancora forti gap, tra e all'interno degli Stati Membri, nei livelli di partecipazione ed occupazione femminili, cosi come nella diffusione della cultura del gender mainstreaming, che incontra ancora alcune resistenze dovute sia ad una diversa "sensibilità" delle amministrazioni nazionali e locali rispetto a tali tematiche, sia alla maggiore rilevanza che queste ultime tendono ad attribuire in fase di programmazione ad azioni infrastrutturali, piuttosto che a quelle rivolte alle persone. In tal senso ci si è mossi con i nuovi regolamenti comunitari che, nello spirito del Terzo Rapporto di Coesione,hanno posto l'accento sulla necessità di assicurare l'integrazione delle azioni a favore delle pari opportunità tra uomini e donne nei programmi nazionali e regionali. Questo orientamento generale è stato tradotto nell'articolo 16 della proposta di Regolamento Generale che costituisce l'affermazione del principio di pari opportunità tra uomini e donne, prevedendo che Commissione e Stati Membri si attivino affinché la parità tra uomini e donne e l'integrazione della prospettiva di genere vengano promosse in tutte le fasi del ciclo programmatorio, programmazione, attuazione, implementazione e valutazione dei Fondi.