Comune di Macerata


TLR ALTRI PERCORSI 2008/2009

 
locandina di altri percorsi

16 ottobre 2008 - 12 febbraio 2009

16, 17 e 18 ottobre
NUOVO TEATRO ITALIANO
Vetrina Nuove sensibilità

16 ottobre
Brevi interviste con uomini schifosi
[ore 21, Teatro Lauro Rossi]

17 ottobre
Falene
[ore 21, Teatro Lauro Rossi]
Io sono internazionale [ore 23, CineTeatro Italia]

18 ottobre
Oh happy day!
[ore 19, CineTeatro Italia]
Commedia all'improvviso [ore 21, Teatro Lauro Rossi]
I canti di Maldoror [ore 23, Teatro Don Bosco]

6 novembre, Teatro Lauro Rossi ore 21:00
PINO PETRUZZELLI
Zingari: l'olocausto dimenticato
nell'ambito del festival Adriatico Mediterraneo

25 novembre, Teatro Lauro Rossi ore 21:00
PIPPO DELBONO
Racconti di giugno
nell'ambito del festival Non ho tempo e serve tempo

13 dicembre, CineTeatro Italia ore 21:00
MUTA IMAGO
Lev

MARCHE IN RICERCA
16 gennaio, Teatro Lauro Rossi
ANDREA DEZI - DAVIDE STECCONI
Voilà Que Tu!
da "Dino Campana - Sibilla Aleramo - Epistolario" e "Canti Orfici"

12 febbraio, Teatro Don Bosco
LABORATORIO TEATRALE RE NUDO - PIERGIORGIO CINÌ
Comunista!

 
 


brevi interviste con uomini schifosi

Giovedì 16 ottobre 2008

Teatro Lauro Rossi ore 21.00
Teatro Stabile delle Marche in collaborazione con Amat, nell'ambito di Nuove Sensibilità
INTERVISTE CON UOMINI SCHIFOSI
da Brevi interviste con uomini schifosi di David Foster Wallace
con MARGHERITA GIACOBBI, FEDERICO BONACONZA, VINCENZO GIORDANO
MASSIMILIANO LOIZZI, LINO MUSELLA, ROBERTO TESTA
adattamento e regia di Tommaso Pitta
costumi Gianluca Sbicca e Simone Valsecchi
luci Gabriele Amadori
direttore tecnico allestimento Mauro Marasà
direttore di scena Roberto Bivona
amministratore di compagnia Francesca Leone
direttore di produzione Marta Morico

Lo spettacolo propone una serie di incontri di una donna con alcuni uomini, narrati attraverso le parole che questi le rivolgono. La donna, muovendosi nelle prime esperienze, incontra uomini che la fanno soffrire, generando in lei un'insicurezza tale da impedire a nuove relazioni di funzionare. Si convince che gli uomini sono "degli schifosi" e diventa una specie di femminista che intervista uomini le cui difficoltà e povertà relazionali si esprimono in atteggiamenti maschilisti e, talvolta, in perversioni. Tuttavia alcuni degli intervistati non mancano di rilevare in lei la sostanza di un pregiudizio. L'ultimo intervistato è sconvolto per un incontro con una ragazza che gli ha raccontato come una volta sia riuscita a salvarsi da uno psicopatico che voleva stuprarla e poi ucciderla, essendo riuscita a trovare un contatto con lui, a entrare in "compassione" con il terrore di lui e a "darglisi", trascendendo così l'essenza di violazione dello stupro; l'impatto provocato dal racconto della donna sull'uomo, che si identifica con lo psicopatico, è analogo a quello provocato dal suo racconto sull'intervistatrice, che non riesce a identificarsi con la ragazza.
 
 

Venerdì 17 ottobre 2008

Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Crolloprospettico
FALENE
di Marco Di Stefano
con MARTINA DESANTIS, ELISA DENTI, DANIELE GAGGIANESI
VINCENZO GIORDANO, MARIO GUALANDI, SARA URBAN
regia di Carlotta Origini

Prendiamo Le Onde di Virginia Woolf come materiale per "costruire" teatro. Il romanzo, nel suo fiume di parole, non lascia spazio all'oggettività: ogni avvenimento è filtrato dalla mente dei personaggi. Decidiamo di agire come dei detective. Smontiamo il romanzo, lo facciamo a pezzi, lo analizziamo con cura per ricostruire le piccole storie quotidiane che stanno dietro alla vita di ogni personaggio. Creiamo delle situazioni drammatiche. Ne abbiamo bisogno. Non vogliamo tradire Virginia Woolf, ma crediamo che l'unico modo per dare potenza ai monologhi interiori dei suoi personaggi sia quello di farli vivere, nel mondo di tutti i giorni, fatto di delusioni, speranze, amori; fatto di banalità disarmanti. Seguendo le tracce lasciate dall'assassino Virginia, riusciamo a ricomporre nove avvenimenti nell'arco di una vita intera: l'ultimo giorno di scuola, una festa tra amici, una cena d'addio. Così inizia il nostro furto letterario. Lavoriamo su due livelli: la quotidianità degli eventi e la profondità dei pensieri personali. Per nove volte, a turno, ogni personaggio regala al pubblico la parte più nascosta dei propri pensieri, il proprio punto di vista. Ma qualcosa si inceppa lentamente in questo meccanismo, fino alla con-fusione totale. E allora diventa difficile distinguere i pensieri dalla realtà. ( dalle note allo spettacolo)


Cine Teatro Italia ore 23.00
teatro Stabile delle Marche in collaborazione con Amat
IO SONO INTERNAZIONALE
di e con REBECCA MURGI e LUCIA MASCINO
regia di Lucia Mascino
luci Marco Abeti
musiche Luca Losacco
video Matteo Giacchella
costumi Stefania Cempini

In scena un corpo sdoppiato in due opposti: una donna minuta con capelli corti che muove un corpo parlante nello spazio, attraverso gesti e danze distorte e una donna piuttosto ingombrante, emotivamente e fisicamente, che invece parla ponendo domande a cui non viene data risposta. È nella loro differenza e nel tentativo di indagare questa distanza che inizia il percorso, il dialogo. "Ognuno con le sue idee, convinto, ognuno con il suo pensierino personale, lingua, colore, provenienza, destino. Chi ha stabilito che siamo entità separate solo perché abbiamo corpi separati? Magari siamo parti di uno stesso corpo più grande e non lo sappiamo".
Il corpo è quello di un individuo in crisi nel labirinto della coscienza e in quello di una geografia urbana e umana che cambiano, che diventano internazionali. Finalmente essere stranieri a qualcosa, smarriti, è un fatto comune, semplicemente più esplicito. Gli stranieri siamo noi, tutti, esterofili ignoranti, bisognosi di risultati, di gratifiche, di affermazione in spazi più vasti, pur non comprendendo nemmeno quelli minimi di un proprio stato d'animo, annodati dentro false necessità e abissi sconosciuti. Una crisi d'identità internazionale, quasi normale
[dalle note di regia]
 
 
Racconti di giugno

Sabato 18 ottobre 2008

CineTeatro Italia, ore 19,00
Nuove Sensibilità, Gli Ipocriti, Teatro Pubblico Campano
OH HAPPY DAY!
di Emanuela Giovannini e Giorgio Spaziani
con MARTINA SPALVIERI, LUIGI ORFEO, STEFANO SARTORE
GIULIA NERVI, ANTONIO SANTORO, FLAVIA GIOVANNELLI
regia di Emanuela Giovannini e Giorgio Spaziani
disegno luci Emanuela Giovannini
scene Emanuela Giovannini e Stefano Sartore
costumi Jessica Ugatti e Giulia Nervi
musiche Martina Spalvieri
direttore di scena Fabio Palmieri

 "Vedere e ascoltare i malvagi è già l'inizio della malvagità" diceva Confucio, ma i personaggi di questa commedia sono già ben oltre l'inizio: non solo vedono e ascoltano la malvagità, ma vi convivono, la praticano e ne sono utenti, abbonati, spettatori, attori e cittadini. Così, seppur inconsapevolmente, la rispettano, la nutrono con la loro accidia, la legittimano e sono ormai talmente assuefatti ad essa da non avere più una coscienza reale di loro stessi. Sono individui che accettano, razionalmente, la loro condizione, cedendo però irrazionalmente alla frustrazione di sentirsi "pezzi di ricambio" di una catena di montaggio che ha invaso ormai tutto il senso dell'esistere. Questo spettacolo di varia umanità prende le mosse da una macchina scenica che sembra esporre tutti, come in una vetrina. Abbiamo scelto di abitare lo spazio con pochi elementi, essenziali, variati sull'alternanza dei piani e dei volumi, quale segno di quanta claustrofobia si possa generare nell'alternanza di vuoto e pieno cui la precarietà ci sottopone. La nostra regia a quattro mani ha voluto, poi, concentrarsi soprattutto sull'interprete e la parola. Lo stile recitativo esplora quindi vari registri - dal contemporaneo, al tragico, al lirico, alla declamazione - e li re-interpreta in chiave ironica e surreale. La scrittura infatti, nel delineare l'emersione di un virulento humour nero, ha la capacità di essere "impegnata" ma senza predicazioni e ha l'abilità di restituire, attraverso il paradosso, un'analisi fredda e spietata della realtà attuale. Riesce quindi a farci ridere e a farci, in qualche modo, vergognare subito dopo, di aver potuto ridere di tali esempi di cattiveria. Emanuela Giovannini - Giorgio Spaziani

Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Teatro di Sardegna e Dionisi Compagnia Teatrale
COMMEDIA ALL'IMPROVVISO
di Renata Ciaravino
con GIULIO BARALDI, KATIUSCIA BONATO, MICHELE DI GIACOMO
ALEX CENDRON, CARMEN PELLEGRINELLI, SARA VILARDO
regia di Valeria Talenti
scene, luci e costumi Laura Benzi
scenotecnica Lisa Guerini
aiuto regia Carlo Compare
organizzazione Marina Belli e Alessandra Maculan

Una compagnia teatrale indipendente gira per le province italiane sopra un carrozzone sgangherato, con uno spettacolo intitolato Arlecchino precario servitore di due amori: l'ironica e amara storia di un fallimento avvenuto per amore del teatro e della commedia dell'arte che sottolinea il disagio della marginalità che il nostro tempo spesso produce.
Questa storia è una commedia - che a tratti può sfociare nella farsa - che parla di Commedia dell'Arte con lo stile della Commedia all'Italiana, quello stile agrodolce che ci ha fatto ridere delle nostre glorie e delle nostre miserie; comico, popolare, ma intriso di malinconia, di strade vuote spazzate dal vento di mare, di desideri e fallimenti, usando la struttura singolare della nostra vera compagnia: un gruppo di giovani under 35, con un lavoro continuativo insieme, ruoli ben definiti, la presenza di un autore e di un regista, un nucleo di attori stabili, qualcosa che mescola l'oggi con la compagnia di giro di un tempo. La poetica dei Dionisi è il contemporaneo, il raccontare quello che ci sta intorno, quello che è nascosto in ognuno di noi, che a volte non si può dire, perché al limite, o ai margini, la marginalità che spesso è prodotta dalle paure che vivono con noi. [dalle note allo spettacolo]

Teatro Don Bosco, ore 23,00
Nuovo Teatro Nuovo, Nuove Sensibilità in collaborazione con DAMM ZoneMultipleAutogestite
I CANTI DI MALDOROR
da Isidore Lucien Ducasse, conte di Lautréamont
con GLEN ÇAÇI, GAËLLE CAVALIERI, ANNALISA DEL VECCHIO, GIANLUCA RAIA e la partecipazione straordinaria di Guido Ciccarelli
soggetto e regia di Andrea Saggiomo.
fotografia/video Corrado Costetti
collaborazione al progetto Piccola officina di Teatro

Una lettura polifonica e visiva dell'opera poetica di Lautréamont, che coniuga parola, voce, corpo, immagine e video all'interno di una scena intesa non come luogo deputato alla rappresentazione ma come "concatenamento macchinino d'espressione". La scena è una macchina percorsa da cavi, corpi, voci, parole; una camera oscura con una branda di ferro al centro e tutte le attrezzature audio e video orientate in direzione della branda. Tutta la scena è Maldoror, come un'unica macchina in movimento, in cui non ci sono personaggi né persone, ma solo funzioni di quel movimento: funzione-corpo, funzione-voce, funzione-sguardo, funzione-video, funzione-audio, funzione-luce. La materia della scena trasmigra attraverso queste funzioni e dall'una all'altra; il movimento di Maldoror è nello stesso istante convergente e divergente rispetto ad un centro immaginario ogni volta preso come ipotesi, come il movimento di uno stormo di storni. Un gruppo di voci quanto più misto possibile per lingua, esperienze ed età: una molteplicità di sguardi dispersi e un perpetuo movimento di immagini e voci sovrapposte ed intrecciate, che rendono l'opera autonoma da ciascuno di noi, un'esperienza comune ma frammentaria, in cui l'immaginario festeggia, infine, la sua vittoria sul reale. [dalle note di regia]
 
 
Foto di Pino Petruzzelli

giovedì 6 novembre 2008

Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Centro Teatro Ipotesi - XXXVIII Festival Teatrale di Borgio Verezzi
in collaborazione con Teatro Stabile di Genova,Centro Culturale "Primo Levi" e Regione Liguria
ZINGARI: L'OLOCAUSTO DIMENTICATO
scritto, interpretato e diretto da PINO PETRUZZELLI
[nell'ambito del  festival Adriatico Mediterraneo ]

A Berlino, intorno agli anni Trenta, il dottor Robert Ritter, direttore del Centro di Ricerche per l'Igiene e la Razza, dichiara che "gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate" e che "la questione zingara potrà considerarsi risolta solo quando il grosso di questi asociali e fannulloni sarà sterilizzato". La dottoressa Eva Justin rivela al mondo accademico nazista, nella sua applaudita tesi di laurea, la presenza nel sangue degli zingari di un gene molto, ma molto pericoloso: il gene dell'istinto al nomadismo, il terribile wandertrieb.
Lo spettacolo è un viaggio nella memoria alla scoperta di una pagina di storia che inspiegabilmente non trova spazio nei testi scolastici. Un genocidio dimenticato quello degli zingari, così come dimenticati sono stati i risarcimenti a loro dovuti a seguito delle persecuzioni durante il nazismo. Uno spettacolo carico di umanità e di amore per un'etnia, quella Rom e Sinta, che nel corso degli anni, più che essere sconosciuta, è stata misconosciuta.
 
 
racconti di giugno

martedì 25 novembre 2008

Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Compagnia Pippo Delbono e Emilia Romagna Teatro Fondazione
RACCONTI DI GIUGNO
di e con PIPPO DELBONO
[nell'ambito del festival Non ho tempo e serve tempo]

...cercavo di assumere tutte le forme pur di non diventare un assassino. Cercavo di essere un cane, un gatto, un cavallo, una tigre, un tavolino, un sasso; ho perfino cercato di essere una rosa. Non ridete, ho fatto tutto quel che ho potuto... [Pippo Delbono, Racconti di Giugno]


C'è sempre un dolore all'origine del lavoro creativo di Pippo Delbono. C'è la memoria anche fisica di una ferita. Il dolore dell'esodo, il viaggio senza ritorno di tutti quelli che si sono lasciati qualcosa alle spalle. Il dolore dei sopravvissuti. Quelli che si sono salvati per ricordare e raccontare, come voleva Primo Levi. Memoria e racconto si sovrappongono anche qui, su questo palco di nuovo nudo, come agli inizi, una sedia, un tavolino e una bottiglia di birra è tutto quel che serve all'attore. Che alterna storie di vita alla loro traduzione scenica, in un footing linguistico, uno slittamento del codice espressivo reso immediatamente percepibile dalle luci e dalle musiche manovrate da Pep
 
 
lev

sabato 13 dicembre

Cine Teatro Italia, ore 21,00
Muta Imago in coproduzione con Inteatro / Scenari Danza 2.0
LEV
ideazione di Glen Blackhall, Riccardo Fazi, Claudia Sorace, Massimo Troncanetti
drammaturgia/suono di Riccardo Fazi
scena di Massimo Troncanetti
vestiti di Fiamma Benvignati
con GLEN BLACKHALL
regia di Claudia Sorace
[spettacolo segnalato al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti 2007]

Dalle memorie di un caso clinico di un neuropsichiatra russo, il raffinato gruppo romano Muta Imago ha tratto un lavoro scenico coprodotto da Inteatro, nel più ampio contesto di Scenari Danza 2.0, il bando che sostiene i giovani talenti della scena contemporanea. Un performer, solo, in uno spazio vuoto ed esploso come la sua identità, lotta con il suo passato, coi ricordi, con l'oblio, con i pezzi della sua memoria in frantumi. Lev è un creatore di immagini, un essere sospeso e sorpreso dalla bellezza di tracce, ombre, curve, linee, ipotesi, nuvole, in un gioco visivo in costante stato di accelerazione fatto di suggestioni e prospettive.

Partendo dalla provocazione della materia, Muta Imago riflette sulla possibilità di approfondire e dilatare i varchi spaziali e di senso rintracciabili nella realtà. Per far affiorare storie e momenti che permettano di ricostruire un'unitarietà perduta, quella che si può trovare ancora nell'essere umano.
 
 

MARCHE IN RICERCA

venerdì 16 gennaio 2009
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00

VOILÀ QUE TU!
da Dino Campana - Sibilla Aleramo Epistolario, e Dino Campana Canti Orfici
interpretato e diretto da ANDREA DEZI e DAVIDE STECCONI

Lo spettacolo racconta la breve storia d'amore tra Dino Campana e Sibilla Aleramo, storia che dura neanche un anno, ma che ha dentro di sé la potenza del mito, dove la prosa delle lettere e la poesia diventano la scrittura di un dialogo tra i due personaggi, che rappresentano i segni del mito di Orfeo ed Euridice. I loro dialoghi sono frammenti di un discorso epistolare amoroso che ci commuovono, anche perché li sappiamo veri.

Intorno a loro un mondo si sta deformando con velocità e l'ombra di una guerra si profila alle loro spalle. E allora i Canti Orfici, come città dei balocchi, saranno i luoghi dell'immaginazione, dove Dino e Sibilla s'incontreranno e, giocando, fuori da tutto, si sposeranno. Ma prima li aspetta un lungo viaggio al termine della notte, dentro una stanza-alcova che sarà tutto il loro mondo, dove ognuno dei due consumerà il proprio sogno. I gesti e gli oggetti della vita quotidiana subiranno un deragliamento onirico, così che si tratterà non di delirio a due, ma di due menti, ciascuna alla rincorsa del proprio delirio.



giovedì 12 febbraio 2009
Teatro Don Bosco, ore 21,00
Laboratorio Teatrale Re Nudo e La Bottega del Teatro
con Provincia di Ascoli Piceno - Assessorato alla Cultura in collaborazione con AMAT

COMUNISTA!
atto unico di Angelo Ferracuti
con PIERGIORGIO CINÌ e PIERLUIGI TORTORA
e con le voci di Maria Libera Ranaudo, Riccardo Massacci, Stefano de Bernardin e Marco Cortesi
regia di Alessandro Perfetti
grafica e video Alessandro Amaducci
luci Massimo Massacci
fonica Riccardo Massacci
assistente alla regia Matteo Vallorani

In scena si fronteggiano per sessanta minuti, durante un estenuante colloquio di lavoro, un crudele e implacabile selezionatore di una grande azienda e un aspirante dipendente laureato in antropologia culturale. L'ufficio Risorse Umane della "Vulcanica" è l'arena in cui i due sono costretti a scannarsi, pure consapevoli che, dagli spalti, il Sistema li osserva divertito e attende solo di nutrirsi del loro sangue, indifferentemente dell'uno o dell'altro. Le tinte sono forti, i toni sovrabbondanti, i gesti iperbolici. L'impostazione grottesca della regia, nel prendere le giuste distanze da accadimenti reali, ne esalta il realismo ed evidenzia la possibilità che queste siano le dinamiche che intercorrono quando l'azienda apre le sue porte a chi viene da fuori, a chi si avvicina a quel microcosmo dall'iperspazio della vita vera.

Comunista è una sarcastica, amara rappresentazione del potere. Un potere gerarchico, manipolatore, il potere atavico ed "oggettivo" dell'uomo sull'uomo. Angelo Ferracuti torna a un tema a lui caro, quello del mondo del lavoro, già esplorato nel suo libro reportage Le risorse umane (Feltrinelli, 2006). Come Marco Baliani ha scritto, a proposito della produzione teatrale dello scrittore marchigiano: " È un teatro spietato, come deve essere il grande teatro spietato di ogni tempo. (...) È  un'arte difficile, perché si tratta di sporcarsi le mani, di stare coi piedi nella discarica, perché si tratta di avere occhi e orecchie appuntite e aperti, e questo è sempre doloroso".

 
 
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