Comune di Macerata


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Ultimo Aggiornamento: 04/12/09
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salute sessuale e riproduttiva

Salute sessuale e riproduttiva

La salute sessuale e riproduttiva comprende nella definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo stato di benessere fisico, mentale e sociale, correlato al sistema riproduttivo e alle sue funzioni. Implica che le donne e gli uomini devono essere in grado di condurre una vita sessuale responsabile, soddisfacente e sicura; che devono avere la capacità di riprodursi e la libertà di decidere se, quando e quanto possono farlo. La sessualità e la riproduzione sono considerate entro la prospettiva dei diritti umani. L'OMS pone, tra gli obiettivi prioritari in Europa, la salute sessuale e riproduttiva delle/dei giovani. Il nostro sistema sanitario nazionale assume come priorità:
- l'educazione dei giovani sui temi della sessualità e della riproduzione (ma anche della promozione di competenze di vita, attitudini positive e valori come il rispetto di sé e per gli altri, autostima, senso di responsabilità, attitudine positiva verso la propria vita sessuale e riproduttiva);
- la riduzione delle gravidanze nelle adolescenti;
- la contraccezione (una reale esigenza, visti i dati che evidenziano che il 20,5% delle ragazze minori di 15 anni ha già avuto rapporti sessuali, che nel 2004 le IVG per le ragazze minori di 20 anni è stato l'8,2% del totale delle IVG, che la maggioranza delle donne che richiedono la contraccezione di emergenza sono di età inferiore a 25 anni, nubili e nullipare);
- la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare dell'HIV (la cui incidenza sta aumentando);
- la prevenzione del carcinoma del collo dell'utero.
Il Ministero della Salute si è impegnato, attraverso un Piano d'azioni sia per la promozione dello spazio giovani dei consultori, sia per programmi di vaccinazione pubblica verso la coorte di ragazze di 12-14 anni contro l'infezione di HPV.
 
 
 
 
 

Endometriosi

La patologia e il suo trattamento
L'Endometriosi è una patologia che coinvolge globalmente la salute della donna con effetti psico-fisici spesso debilitanti. Viene definita come la presenza di ghiandole endometriali e stroma al di fuori della cavità uterina, spesso associata a dolore pelvico, infertilità e masse annessiali. Si manifesta con cisti endometriosiche, fibrosi, aderenze a volte di tale gravità da sovvertire l'apparato riproduttivo della donna. In base all'incertezza sulle cause del dolore e alle differenze nella risposta alla terapia non è definibile un trattamento standard. La terapia (trattamenti farmacologici sintomatici, terapia medica ormonale e trattamento chirurgico laparoscopico-conservativo/radicale) mira ad alleviare la sintomatologia, favorire la fertilità ed eliminare l'endometriosi. Sia dopo terapia medica che chirurgica è comunque possibile una recidiva della sintomatologia e/o delle lesioni.

Diffusione e qualità della vita
Dai dati internazionali emerge una prevalenza della malattia di circa il 10% nella popolazione generale femminile in Europa. Secondo una stima del Census Bureau in Italia (2004) dovrebbero esserne affette 2.902.873 di donne.
Da studi effettuati risulta che l'endometriosi è una malattia che ha una grande interferenza sulla qualità della vita, determinando:
  • disturbi del sonno (81%)
  • influenze negative sul lavoro (79%)
  • rapporti sessuali dolorosi se non impossibili, con conseguenze nel rapporto di coppia (77%)
  • influenza negativa sulla propria vita sociale (73%).
Le donne interessate dallo studio dichiarano di provare almeno una di queste condizioni:
  • depressione, frustrazione, rabbia (39%)
  • ansia, nervosismo, affaticamento, sensazione di non essere aiutata (19%).
E' stato appurato che la diagnosi certa arriva tardivamente, con un tempo medio >9 anni. Le ragioni di tale ritardo sono dovute a varie cause tra cui le principali sono:
  • Le donne pensano che i sintomi sono normali
  • Alle donne viene detto che la sintomatologia non è patologica
  • I trattamenti ormonali procurano sollievo temporaneo
  • Applicazione di Metodi diagnostici inadeguati.
Si evidenzia, quindi, la necessità di una diagnosi precoce e di un trattamento adeguato per migliorare la qualità della vita, ridurre il rischio di sequele e complicanze, la malattia aderenziale pelvica, l'infertilità.

I costi sociali e sanitari
In Europa si registra una spesa annua di circa € 30 miliardi per congedi lavorativi legati all'endometriosi.
Dallo studio europeo EAPPG (Endometriosis All Party Parlamentary Group) emerge che molte donne hanno adattato la propria vita lavorativa alla malattia:
  • almeno 5 giorni lavorativi al mese sono persi a causa dei vari sintomi dolorosi
  • il 14% delle donne affette da endometriosi ha ridotto l'orario di lavoro
  • il 14% ha abbandonato/perso l'attività lavorativa o richiesto il prepensionamento
  • il 40% teme di parlare della propria malattia al datore di lavoro per paura delle conseguenze.
La situazione in Italia: è affetta da endometriosi più del 50% delle donne nella fascia di età 29-39 anni e lo 0.4% delle adolescenti.
In particolare tra queste:
  • dal 2 al 22% non accusano sintomatologia
  • dal 40 al 60% presentano dismenorrea e dolore pelvico
  • dal 30 al 40% presentano infertilità.
La gravità dei sintomi e le probabilità di diagnosi aumentano con l'età. I costi economici individuali per la paziente e per il Servizio Sanitario Nazionale per accertamenti diagnostici, terapie farmacologiche croniche (alcune non rimborsate dal SSN), ricoveri ospedalieri, trattamento chirurgico (1 o più), trattamento di complicanze/recidive, sono alti. I ricoveri per endometriosi sul totale della popolazione italiana femminile rappresentano il 4.01% su 10.000 e costano 54.139.028,40 euro di degenza (Atti Indagine Conoscitiva XII Commissione Igiene e Sanità 2006). A questi costi vanno aggiunti quelli relativi ai trattamenti di procreazione medicalmente assistita che hanno come indicazione l'endometriosi.

Le strategie per favorire diagnosi precoce e adeguato trattamento
Il Parlamento Europeo nel 2004 ha:
  • riconosciuto l'endometriosi come uno stato clinico che colpisce 1 donna su 10 nell'Unione Europea
  • rilevato che l'onere annuale congedi malattia nell'UE viene stimato in 22,5 miliardi di euro e che negli Stati membri la conoscenza di tale malattia, tanto presso i membri della professione medica quanto nel grande pubblico, è bassa
  • rilevato che non esiste una "Giornata" europea dell'endometriosi.
In questa consapevolezza il Parlamento:
  • ha invitato i governi nazionali degli Stati Membri e la Commissione Europea ad informare e sensibilizzare la popolazione sull'endometriosi per ampliare le conoscenze su tale condizione debilitante
  • invita i governi nazionali degli Stati membri e la Commissione europea a promuovere Giornate annuali dedicate all'endometriosi
  • invita la Commissione europea a inserire la prevenzione dell'endometriosi nei futuri Programmi d'azione comunitari per la Salute pubblica e ad incrementare la ricerca sulle cause, la prevenzione e la cura.
In Italia la XII Commissione Igiene e Sanità del Senato nel 2005, raccogliendo l'invito del Parlamento europeo, ha svolto l'indagine Conoscitiva " Fenomeno dell'endometriosi come malattia sociale" evidenziando, nelle conclusioni, l'esigenza di realizzare specifiche campagne informative di educazione sanitaria rivolte sia ai medici che alla popolazione femminile. Per ridurre la "omissione di diagnosi", preservare la fertilità della donna, migliorare la qualità della sua vita e ridurre i costi socio-economici, oltre alle iniziative di comunicazione sopra citate, è inoltre fondamentale lo sviluppo di reti di servizi e centri di eccellenza che assicurino la presenza di teams multidisciplinari in grado di garantire un approccio "globale" alla patologia.

Per conoscere eziologia, cure e prevenzione dell'endometriosi, puoi consultare il sito:
www.endometriosi.it
Per informarti, puoi consultare il Dossier Informativo (1415 KB)

 

Procreazione medicalmente assistita (PMA)

Per tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) si intendono tutti quei procedimenti che comportano il trattamento di oociti umani, di spermatozoi o embrioni nell'ambito di un progetto finalizzato a realizzare una gravidanza. 
Questi procedimenti includono: la inseminazione omologa, la fecondazione in vitro ed il trasferimento embrionale, il trasferimento intratubarico dei gameti, il trasferimento intratubarico degli zigoti, il trasferimento intratubarico degli embrioni, la crioconservazione dei gameti e degli embrioni. La Legge 19 febbraio 2004, n. 40 (149 KB) " Norme in materia di procreazione medicalmente assistita ", stabilisce che per risolvere problemi di sterilità o di infertilità è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita. Il ricorso  tale metodica è possibile quando non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per risolvere le cause di sterilità o infertilità.  L'Istituto Superiore di Sanità elabora annualmente per il Ministro della Salute la relazione sull'attività delle strutture autorizzate ad eseguire le tecniche di procreazione medicalmente assistita, relazione che il Ministro presenta al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno. Tramite l' Istituto Superiore di Sanità, e previo parere del Consiglio superiore di sanità, il Ministro della Salute, ha definito, inoltre, le linee guida contenenti l'indicazione delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita ( Linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita (114 KB) ). Secondo quanto previsto dalla la legge 40 le linee guida vengono aggiornate periodicamente, almeno ogni tre anni, in rapporto all'evoluzione tecnico-scientifica. Le tecniche di PMA sono attualmente rappresentate da una gamma di opzioni terapeutiche a diverso grado di invasività, sia tecnica che psicologica, sulla coppia. Si riporta la suddivisione in Tecniche di I, II e III livello, effettuata tenendo conto della loro complessità e del grado di invasività tecnica.
Tecniche di I Livello  
- inseminazione sopracervicale in ciclo naturale eseguita utilizzando tecniche di preparazione del liquido seminale
- induzione dell'ovulazione multipla associata ad inseminazione sopracervicale eseguita utilizzando tecniche di preparazione del liquido seminale
- eventuale crioconservazione dei gameti maschili.
Tecniche di II Livello (procedure eseguibili in anestesia locale e/o sedazione profonda)
- fecondazione in vitro e trasferimento dell'embrione (FIVET)
- iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI)
- prelievo testicolare dei gameti (prelievo percutaneo o biopsia testicolare)
- eventuale crioconservazione di gameti maschili e femminili ed embrioni (nei limiti delle normative vigenti)
- trasferimento intratubarico dei gameti maschili e femminili (GIFT), zigoti (ZIFT) o embrioni (TET) per via transvaginale - ecoguidata o isteroscopica.
Tecniche di III Livello (procedure che necessitano di anestesia generale con intubazione)
- prelievo microchirurgico di gameti dal testicolo
- prelievo degli ovociti per via laparoscopica
- trasferimento intratubarico dei gameti maschili e femminili (GIFT), zigoti (ZIFT) o embrioni (TET) per via laparoscopica.
 

Contraccezione

Per contraccezione si intende il complesso delle tecniche anticoncezionali, ossia dei mezzi utilizzati per programmare o impedire il verificarsi di una gravidanza. La maggior parte degli adolescenti che hanno rapporti sessuali non utilizzano mezzi anticoncezionali per evitare gravidanze indesiderate. Anche se si parla in modo più esplicito di tematiche relative alla sessualità, molti giovani scoprono la sessualità senza un'informazione e un'educazione adeguate alla loro età ed ai loro bisogni. Inoltre alcuni studi hanno rilevato che più le ragazze sono giovani, meno sono attente ad avere un rapporto protetto.
Elementi di fisiologia
All'incirca ogni mese, dalla pubertà alla menopausa, nelle ovaie delle donne, sotto l'influsso di determinati ormoni si verifica generalmente la crescita di un follicolo che, rompendosi, libera l'ovocita e determina l'ovulazione.
Se uno spermatozoo penetra nell'ovocita questo viene fecondato, altrimenti, dopo circa 24 ore l'ovocita degenera. Contemporaneamente la mucosa uterina (endometrio) subisce delle modificazioni che permettono ad un ovocita eventualmente fecondato di attecchire e crescere. Se l'ovocita non viene fecondato si ha la brusca diminuzione di un ormone ovarico (il progesterone) che determina nell'utero la degenerazione ed il distacco della mucosa uterina che viene espulsa; è ciò che si verifica durante la mestruazione. Nel periodo ovulatorio anche il muco prodotto dalle ghiandole presenti nel canale cervicale subisce delle trasformazioni che lo rendono facilmente penetrabile dagli spermatozoi. Qualche giorno dopo l'ovulazione questo muco subisce delle modifiche sotto l'effetto del progesterone, trasformandosi in una sostanza densa, viscosa, difficilmente penetrabile dagli spermatozoi. I diversi metodi contraccettivi agiscono singolarmente o contemporaneamente su questi fattori: impedendo la penetrazione degli spermatozoi nell'utero, bloccando l'ovulazione, modificando il muco cervicale, impedendo l'annidamento dell'ovulo. Scopo della contraccezione è quello di controllare, in modo temporaneo e reversibile il processo della riproduzione. Di seguito sono descritti i vari metodi contraccettivi, e per ciascuno di essi sono evidenziate le principali caratteristiche, le modalità di azione e le eventuali controindicazioni, la sicurezza, la facilità d'uso, la reversibilità, i possibili effetti collaterali. Sulla base di queste informazioni, ciascuna donna e ciascuna coppia potrà farsi una prima idea su quale metodo sia più adatto alle sue esigenze, potrà forse correggere informazioni errate o imprecise, potrà superare diffidenze e paure. La conoscenza dei vari metodi contraccettivi è naturalmente solo il primo passo, in seguito, per una scelta ottimale, il passo successivo è quello di rivolgersi con fiducia al proprio medico, al Consultorio Familiare o ad altre strutture del Servizio Sanitario Nazionale.
Metodi contraccettivi ormonali
- Pillola estroprogestinica
- Anello contraccettivo
- Cerotto transdermico
Dispositivi intrauterini
- IUD (spirale)
Metodi di barriera
- Preservativo o condom
- Diaframma
- Metodi chimici
- Spermicidi (capsule, ovuli, gelatine, creme)
Metodi naturali
- Metodo Ogino-Knaus
- Metodo della temperatura basale
- Metodo Billings
- Coitus interruptus
Metodi chirurgici
- Sterilizzazione tubarica (per la donna) e vasectomia (per l'uomo)
Contraccezione d'emergenza
- Preparati orali progestinici contenenti levonorgestrel ("pillola del giorno dopo")
IUD.

Puoi consultare le schede sintetiche sui contraccettivi (86 KB)
 

Contraccezione d' emergenza (CE)

La Contraccezione d'Emergenza (CE) può essere un intervento farmacologico (ormonale) oppure non farmacologico (dispositivo intrauterino-IUD), che usato tempestivamente, ha lo scopo di prevenire una gravidanza indesiderata dopo un rapporto sessuale a rischio. Il termine emergenza sottolinea che tale forma di contraccezione deve rappresentare una misura occasionale e non sostituire un regolare metodo contraccettivo.
Quella che, impropriamente, viene chiamata «pillola del giorno dopo» è costituita da alcune compresse da assumersi in condizioni ben precise. Non esiste, quindi una pillola del giorno dopo(cioè una pillola che possa essere assunta dopo ogni rapporto sessuale).
Metodi
I metodi disponibili in Italia sono: preparati orali progestinici contenenti levonorgestrel e IUD. La formulazione attualmente impiegata ha come principio attivo il levonorgestrel: Le confezioni in vendita contengono, 1 compressa da 1,5 mg da assumere in un'unica somministrazione oppure due compresse da 0,75 da assumere in un'unica somministrazione o a distanza di 12 ore l'una dall'altra. Il farmaco deve essere assunto il più presto possibile e comunque entro 72 ore dal rapporto non protetto.Lo IUD, come metodo di CE può essere inserito entro 48 ore dal rapporto sessuale non protetto.Il levonorgestrel, se il rapporto ha avuto luogo nelle ore o nei giorni che precedono l'ovulazione dovrebbe impedire la fecondazione (l'unione dello spermatozoo con l'ovulo). Se il rapporto ha avuto luogo ad ovulazione già avvenuta, dovrebbe modificare la zona interna dell'utero impedendo l'impianto . Se il processo di impianto è già iniziato (anche se da poco tempo) il farmaco non è efficace. Lo IUD agisce prevenendo la fecondazione e riducendo il numero e la motilità degli spermatozoi: questo meccanismo sarebbe preminente rispetto all'interferenza con l'impianto.
Modalità d'uso
  • È necessaria una prescrizione medica;
  • il trattamento deve iniziare entro 24 ore ed in ogni caso prima delle 72 ore dal rapporto non protetto; il rischio di gravidanza si riduce complessivamente dell'88%. L'efficacia è massima nelle prime 24 ore ( 95%).
  • si possono riscontrare comunemente nausea e vomito. Altri effetti collaterali sono cefalea, astenia e algie pelviche.
  • è necessario utilizzare un altro metodo contraccettivo dopo la comparsa delle mestruazioni.
  • L'inserimento dello IUD, entro 48 ore dal rapporto non protetto, può evitare l'insorgenza del 99% delle gravidanze.
Inconvenienti
  • Gli effetti secondari degli estrogeni (a questa elevata posologia) sono più severi di quelli della pillola estro-progestinica.
  • Le mestruazioni successive possono assumere carattere emorragico.
  • L'azione contraccettiva è limitata al solo rapporto avuto prima dell'assunzione.
  • Le alte dosi di ormoni contenute nelle pillole possono provocare malesseri importanti (nausea, diarrea, vomito, sanguinamenti).
  • non può essere utilizzato regolarmente nè ad intervalli ravvicinati.
Vantaggi
L'efficacia è buona.

Controindicazioni
Le stesse della pillola estro-progestinica. Il levonorgestrel in generale è tuttavia considerato privo di gravi controindicazioni, poiché il tempo di utilizzo è molto breve. Tuttavia è indispensabile un'accurata valutazione anamnestica ed un'attenta analisi del rapporto rischio beneficio. La CE ormonale non protegge dalla gravidanza qualora si verifichino altri rapporti a rischio durante lo stesso ciclo e non protegge da malattie sessualmente trasmesse.
 

Età post-fertile

La menopausa è l'evento fisiologico che nella donna corrisponde al termine del ciclo mestruale e dell'età fertile. Il termine menopausa deriva infatti dal greco men (mese) e pausis (fine). Con la parola climaterio (dal greco klimactèr= passaggio/scalino) si indica, invece, un periodo più lungo che comprende i mesi che precedono e seguono la menopausa. In genere la menopausa si verifica tra i 45 ed 55 anni di età, ma non sono rare menopause precoci e tardive. Già alcuni mesi prima della cessazione delle mestruazioni si osservano alterazioni del ciclo mestruale (mestruazioni ravvicinate ed abbondanti oppure più distanziate tra di loro). Questo è principalmente dovuto al fatto che le ovaie cessano la loro attività e, di conseguenza diminuisce nel sangue la quantità degli estrogeni, cioè di quegli ormoni prodotti fino allora dalle ovaie. La diminuzione degli estrogeni può provocare alcuni fenomeni fastidiosi come vampate di calore, sudorazioni profuse, palpitazioni, sbalzi della pressione arteriosa, alterazioni del ritmo sonno-veglia e variazioni dell'umore che peraltro scompaiono abbastanza rapidamente; diminuisce inoltre l'elasticità della pelle (è per questo che compaiono le prime rughe) e la mucosa che riveste le vie urinarie e la vagina diventa più irritabile (sintomi da secchezza urogenitale, vaginiti, cistiti ricorrenti, dispareunia ovvero dolore al rapporto sessuale ). Due però sono le conseguenze più importanti in termini di salute: l'aumento del rischio cardiovascolare (infarto cardiaco, ictus cerebrale, ipertensione) e, in età più avanzata, i problemi connessi all'osteoporosi. Fino alla menopausa, infatti, le donne hanno un rischio cardiovascolare inferiore a quello degli uomini perché gli estrogeni prodotti dalle ovaie garantiscono una minore quantità di colesterolo nel sangue. Le malattie cardiovascolari rappresentano, invece, la principale causa di morte per la donna in menopausa, superando di gran lunga tutte le forme di neoplasie, compreso il cancro della mammella. Anche l'osteoporosi ha un notevole impatto sia sulla salute pubblica sia sul bilancio economico del Paese. Il medico dovrebbe sempre valutare il rapporto rischio/beneficio quando prescrive una terapia alla donna in menopausa che lamenta disturbi, in modo da aiutare la donna stessa ad operare una scelta informata. 
Dal punto di vista sanitario, dunque, risulta importante l'attuazione del Piano Nazionale di Prevenzione 2005-2007 elaborato dal Ministero della Salute, con il quale sono stati previsti, ambiti specifici di intervento a tutela della salute delle donne: prevenzione delle patologie cardiovascolari, prevenzione delle complicanze del diabete, diagnosi precoce dei tumori. Tra le varie terapie sintomatiche utili a risolvere i sintomi connessi alla menopausa, la terapia ormonale sostitutiva, attualmente fonte di dibattito tra medici, potrebbe ridurre i sintomi della menopausa e contemporaneamente proteggere nei confronti dell'osteoporosi e delle malattie cardiovascolari, se somministrata correttamente dopo un accurato esame clinico della paziente. La paura del cancro induce molte donne a non prendere in considerazione la terapia ormonale sostitutiva come una valida opzione da poter scegliere per ottenere sollievo dai sintomi causati dalla menopausa. Per molte donne, una appropriata terapia ormonale, pianificata e monitorata con cura, può aumentare la vita media e migliorare in modo significativo la qualità di vita degli anni postmenopausali, cosicché le patologie cronico-degenerative, le loro complicanze oltrechè i tumori potrebbero essere tutti di gran lunga prevenibili.

Per approfondire, puoi consultare le " Raccomandazioni mediche per la donna in menopausa"
 

Infertilità e sterilità

In Italia, circa il 30% delle coppie ha problemi di infertilità, al pari circa degli altri Paesi industrializzati.
Si definisce infertile la coppia che entro un anno di rapporti sessuali regolari non protetti non sia stata in grado di ottenere una gravidanza. E' bene qui ricordare che la coppia si definisce sterile, invece, "quando uno o entrambi i componenti la coppia sono affetti da una condizione fisica permanente che non rende possibile la procreazione" (Linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita). Sono varie le cause dell' alta percentuale di coppie infertili nei Paesi occidentali ma, comunque, si può affermare che le principali sono:
  • epoca tardiva del concepimento
  • mancata o tardiva diagnosi di un'eventuale patologia
  • stress
  • abitudini al fumo, a droghe all'alcol
  • malattie sessualmente trasmesse
  • inquinanti ambientali e condizioni lavorative non adeguate.
L'aspettativa di riuscire ad avere un figlio per una donna di età superiore ai 35 anni è inferiore del 50% rispetto a quella che hanno donne con età inferiore. Va inoltre tenuto presente che il fattore maschile causa di infertilità, è spesso sottostimato. Su molte delle cause di infertilità si può intervenire promuovendo una corretta informazione, la prevenzione, l' adozione di corretti stili di vita, diagnosi tempestive e terapie adeguate. La  Legge n. 40 del 2004 recante " Norme in materia di procreazione medicalmente assistita" , all' articolo 2, comma1 stabilisce che: "Il Ministro della Salute, sentito il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, può promuovere ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e della infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle nonché per ridurne l'incidenza, può incentivare gli studi e le ricerche sulle tecniche di crioconservazione dei gameti e può altresí promuovere campagne di informazione e di prevenzione dei fenomeni della sterilità e della infertilità."
 

Malattie sessualmente trasmesse (MST)

Le malattie sessualmente trasmesse (MST) costituiscono uno dei problemi prioritari di salute pubblica a livello mondiale e il controllo della diffusione di tali malattie è una delle priorità dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le MST, infezioni da clamydia, da trichomonas, epatiti virali da HBV, HCV (epatite B, e C), sifilide, gonorrea, AIDS, herpes genitale, papillomavirus (HPV), possono essere presenti in una persona anche senza provocare sintomi particolari. Studi più approfonditi sia in campo epidemiologico che clinico hanno migliorato le possibilità di diagnosi e cura di queste malattie.
I fattori implicati nella diffusione delle MST nei paesi occidentali sono probabilmente molti e di diversa natura. Numerosi studi evidenziano, tra essi:
  • le carenze educative e gli errori di tipo comportamentale (maggior ricorso a pratiche sessuali a rischio e ad un minor uso del profilattico tra persone con frequenti rapporti occasionali, anche con infezione da HIV già nota)
  • una certa difficoltà a ricorrere alle strutture che offrono servizi di prevenzione e diagnosi
  • un significativo calo della percezione del rischio di infezione.
Pertanto, è necessario aiutare le donne e le coppie a scegliere, tra le varie possibilità terapeutiche, quella che più si adatta ai propri valori culturali ed etici e ai propri bisogni e stili di vita. In Italia, le strategie in atto si basano soprattutto sulla prevenzione e sulla promozione di comportamenti sessuali responsabili. I sistemi di sorveglianza epidemiologica rappresentano, pertanto, una parte integrante dei programmi di controllo e terapia delle malattie, soprattutto se infettive. In tema di malattie sessualmente trasmesse, la raccolta, l'archiviazione, l'analisi e l'interpretazione dei dati sui nuovi casi raccolti da centri clinici di un determinato territorio costituiscono tappe fondamentali per produrre conoscenze sulla loro diffusione su cui basare gli interventi di controllo e prevenzione.
Presso il Centro Operativo AIDS (COA) dell'Istituto Superiore di Sanità, è curata l'archiviazione elettronica dei dati relativi alla diffusione dell'HIV, così come la loro elaborazione e analisi statistico-epidemiologica. I dati pervenuti dalla rete di sorveglianza sono periodicamente elaborati e redatti semestralmente i rapporti informativi sui risultati. Di recente attuazione il progetto "Programma integrato di sorveglianza e controllo delle infezioni sessualmente trasmesse e sindromi correlate con l'HIV", finanziato dal Ministero della Salute e realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità, ed il progetto con la Struttura Complessa di Dermatologia Infettiva dell'Istituto Dermatologico San Gallicano (IRCCS), Roma ed il Centro Malattie a Trasmissione Sessuale - Unità Operativa di Dermatologia - Fondazione Policlinico Mangiagalli - Regina Elena, Milano. Tutto ciò nasce dall'esigenza di potenziare i programmi di sorveglianza già in atto nel nostro Paese in accordo con le raccomandazioni della Comunità Europea, dell'OMS e con quanto indicato dalla Dichiarazione di Dublino nel corso della Conferenza Ministeriale del 2004.

Puoi approfondire visitando il sito SaPeRiDoc
 

Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG)

La  Legge n. 194/1978 (37 KB), " Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza ", descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di IVG (esame delle possibili soluzioni dei problemi proposti, aiuto alla rimozione delle cause che porterebbero alla IVG, certificazione, invito a soprassedere per sette giorni in assenza di urgenza) sia entro che oltre i primi 90 giorni di gravidanza. Obiettivo primario della legge è la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell'aborto attraverso la rete dei consultori familiari, un obiettivo che si intende perseguire nell'ambito delle politiche di tutela della salute delle donne. Nelle ultime finanziarie sono stati stanziati specifici fondi finalizzati al potenziamento degli aspetti sociali di sostegno alla famiglia. Dal 1982 ad oggi gli aborti si sono praticamente dimezzati, riducendosi del 45% ed è stato cancellato l'aborto clandestino e la conseguente altissima mortalità materna, questo soprattutto grazie alla legge 194. Un'analisi del fenomeno è presente nelle ralazioni che il Ministro della Salute annualmente presenta al Parlamento. In tema di IVG uno degli argomenti d'attualità su cui si discute molto è l'impiego del farmaco RU-486 come metodo farmacologico, per l'interruzione della gravidanza, in alternativa all'intervento chirurgico.  A tale proposito, con il Decreto del Ministro della Salute 31 gennaio 2006, nell'ambito della disciplina sull'importazione di medicinali registrati all'estero ma non autorizzati all'immissione in commercio sul territorio nazionale, viene compreso anche il farmaco RU486. Attualmente, l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha precisato, in un suo comunicato stampa che si è conclusa una prima fase procedurale della valutazione tecnico - scientifica nell'ambito del mutuo riconoscimento (1) della pillola RU-486 ma che la conclusione di tale fase non comporta automaticamente la disponibilità del medicinale sul mercato. Le procedure prevedono che l'Azienda produttrice del medicinale invii all'AIFA domanda di commercializzazione e di definizione del prezzo ai fini della rimborsabilità. Successivamente la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell'AIFA, a conclusione della procedura di negoziazione del prezzo, indica la classificazione del farmaco e le procedure di utilizzo e di dispensazione in coerenza con la legge 194.

Puoi approfondire consultando la Relazione al Parlamento IVG - 2007 (329 KB)
 

Le mutilazioni genitali femminili (MGF)

Con l'espressione mutilazioni genitali femminili (MGF) si fa riferimento a tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o ad altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche. Si conoscono vari tipi di mutilazioni genitali femminili con diversi livelli di gravità, di cui la più radicale è comunemente chiamata infibulazione. Una pratica diffusa prevalentemente nell'Africa Subsahariana che l'immigrazione ha fatto conoscere anche in Europa e in Italia. La Legge 9 gennaio 2006, n. 7 (105 KB), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 14 del 18 gennaio 2006, recante " Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazioni genitali femminile ", prevede all'art. 4 che il Ministero della Salute emani le Linee guida destinate alle figure professionali sanitarie nonché ad altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile (MGF), per realizzare una attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche. Le Linee guida sono uno strumento per le Regioni per attivare sul territorio tutte le iniziative volte alla formazione del personale sanitario per la prevenzione della diffusione delle MGF, ed un invito al Sistema sanitario ad adeguare le proprie conoscenze e le proprie modalità di cura, per rispondere in modo adeguato ed efficace alla domanda di salute proveniente da una specifica fascia di popolazione femminile immigrata. Il documento si muove nell'ambito di obiettivi generali quali l'affermazione del rispetto della donna come persona, della sua dignità, del diritto all'integrità del suo corpo, alla salute, all'esercizio delle libertà fondamentali. E' costituito da due parti interdipendenti e di pari importanza: una di carattere socio-antropologico, che introduce alla tematica delle MGF, illustrandone le profonde motivazioni psicologiche, economiche, sociali e culturali, oltre agli strumenti giuridici che consentono di contrastarle in Italia e nel mondo in nome di diritti universali; l'altra costituita da indicazioni di tipo relazionale e medico-sanitarie per operatori sanitari ed operatori sociali che, nell'esercizio della loro professione, si imbattono in queste problematiche. La stessa legge n. 7/2006 prevede il divieto di praticare le mutilazioni genitali femminili considerandole un grave reato, punito severamente. È necessario pertanto fare opera di sorveglianza e prevenzione soprattutto nei confronti delle figlie delle donne che le hanno già subite nel loro Paese d'origine. Un elemento importante della legge è la previsione di risorse finanziarie destinate alla formazione, ma anche a campagne di informazione e di divulgazione della cultura dei diritti umani e del diritto all'integrità della persona. Il Ministero della Salute ha già ripartito, per gli anni 2005, 2006 e 2007 alle Regioni i fondi (2.500.000 euro/anno) destinati dalla legge alla formazione, intesa anche come occasione per accrescere le conoscenze sul tema del diritto alla salute e sulla medicina transculturale, sulla delicatezza dell'approccio alla sessualità delle donne straniere, al loro corpo, alla maternità ed alla salute in generale. Da parte del Ministero della Salute è stata effettuata una " Ricognizione sui servizi offerti a livello regionale a donne e bambine sottoposte a pratiche di mutilazione genitale femminile (MGF) (315 KB) "

Puoi consultare l'elenco dei servizi sul territorio (33 KB), divisi per Regione.
 

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