COMUNICATO STAMPA N. 1 mercoledì 28 luglio 2010
OGGETTO: Aperitivi culturali, è la volta del vescovo Giuliodori
incontro Festival, la serie di aperitivi culturali organizzata dall'associazione Sferisterio Cultura, e sostenuta dall'Associazione Arena Sferisterio e, per la prima volta, anche dal Comune di Macerata, dopo l'anteprima di oggi, inizierà ufficialmente domani con l'intervento di Monsignor Claudio Giuliodori, vescovo della diocesi di Macerata.
Alle ore 12 agli Antichi forni parlerà su "Padre Matteo Ricci: una vita a maggior gloria di Dio". L'incontro metterà in relazione la vita del gesuita maceratese con il "Vespro della beata Vergine" di Claudio Monteverdi, la cui esecuzione - alle ore 21 all'auditorium San Paolo - sarà diretta dal m° Marco Mencoboni e aprirà la parte musicale dello Sferisterio Opera Festival di Macerata, che proprio a Ricci è dedicato nel quarto centenario della morte.
La formula "Tutto alla maggior gloria di Dio" - che riecheggia il titolo del Sof di quest'anno, "A maggior gloria di Dio" - è infatti il motto che diede ai suoi fratelli il fondatore dell'ordine dei Gesuiti, sant'Ignazio di Loyola, compendiandone così lo spirito e il particolare carisma: la regola dell'ordine chiede a chi voglia seguire Cristo Gesù di essere pronto a vivere in qualsiasi luogo e andare in qualunque parte del mondo dove si speri il maggior servizio di Dio e il più grande bene delle anime.
Matteo Ricci - gesuita, matematico, cartografo, esploratore (Macerata, 6 ottobre 1552-Pechino 11 maggio 1610) - interpretò fin nella più profonda essenza questo principio: introdusse in Cina, dove era arrivato nel 1582 e dove rimase fino alla morte, la scienza occidentale (l'orologio automatico, la matematica, la geometria, la cartografia, ma anche la pittura e la musica), insegnò ai cinesi che la terra era rotonda e non quadrata, adattandosi però pienamente ai loro usi e costumi, e alla loro cultura. Il suo nome, in mandarino, efra Li Madou e nella cerchia dei mandarini ricevette il titolo di studioso confuciano del grande occidente. La sua "ricetta" del rapporto con altri popoli e altre civiltà è attualissima, e la sua figura è in grado di parlare anche al cuore dei laici. Famosissimo in Cina, finalmente oggi ha riacquistato la giusta fama anche in Italia.
Mentre padre Ricci moriva in Cina, il compositore Claudio Monteverdi (Cremona 1567-Venezia 1643) stava terminando di correggere le bozze di quello che diventerà il suo celebre "Vespro della beata Vergine", che fu pubblicato nel settembre del 1610.
"Il misterioso filo che unisce questi due personaggi - ha detto recentemente mons. Giuliodori, durante la conferenza stampa del Sof ad Ancona, nella sede della Regione - in una suggestiva trama di fede e arte, è la Vergine Maria. Sarebbe impossibile, infatti, comprendere la figura di padre Matteo Ricci al di fuori del suo profondo legame con la Madre di Gesù; non poteva esserci, pertanto, modo migliore per onorare il IV centenario della sua morte. Per una singolare coincidenza - ma nulla, per la provvidenza divina, accade a caso e molte cose si comprendono a distanza di tempo, anche di secoli - Monteverdi compone questo capolavoro proprio nel 1610, fornendoci inconsapevolmente, e da contesti apparentemente diversi e senza nesso tra loro, i codici spirituali per scandagliare in profondità l'animo e l'opera del gesuita maceratese, che alla
Beata Vergine deve la sua vocazione e a lei renderà onore, più di ogni altra cosa, nella sua missione in Cina".