Le donne di Srebrenica, il massacro di musulmani bosniaci avvenuto nel 1995 quando la città si trovava sotto la tutela dell'Onu, la violenza sulle donne come messo di guerra, l'uccisione degli uomini delle loro famiglie come strumento di eliminazione di una etnia, la loro forza nel prendere da sole sulle spalle il peso della ricostruzione del futuro dei loro figli e del loro paese. Tutto questo nel racconto di una delle donne di Srebrenica, Hayra Catic, presidente dell'omonima associazione Zene Sbrenice (Donne di Srebrenica), oggi a Macerata insieme a Suzana Sakotic di Saraievo operatrice della Croce Rossa Internazionale.
Occasione è stato l'incontro "(R)esistere - Quando la voce non si piega alla rassegnazione" organizzato alla Biblioteca di Macerata dall'Associazione Anpi provinciale di Macerata, con il patrocinio del Comune.
A 16 anni dai terribili eventi, solo pochi dei rifugiati scappati dal massacro di Srebrenica sono ritornati nelle loro case, distrutte dalla furia delle guerra. "La maggior parte dei rifugiati vive ancora nei campi profughi. Solo nel cantone di Tuzla dove ha sede l'associazione - ricorda la signora Catic - ci sono ancora 11 campi. L'associazione Donne di Srerbrenica opera per sostenere e aiutare queste famiglie"
Durante l'incontro hanno portato il loro saluto Federica Curzi assessore ai Diritti e Pari Opportunità del Comune di Macerata, Paola Mariani vice presidente della Provincia di Macerata, Ines Corti delegata del Rettore per le Pari opportunità Unimc, Lorenzo Marconi presidente Anpi provinciale Macerata e Annalisa Cegna dell'Istituto Storico e della Resistenza di Macerata
E' stato sottolineto come la comunità internazionale non sia ancora dotata dei mezzi per fronteggiare queste situazioni orribili che seguitano ad interessare varie parti del mondo. Proprio in questi giorni abbiamo sotto gli occhi le immagini violenza in Libia.
Le donne - è stato ricordato - hanno sempre dato nella storia un contributo fortissimo e tenace per il perseguimento ed il mantenimento della pace. In questi valori la donne si riconoscono e sono, insieme a quelle di altri, paesi ambasciatrici di pace e promotrici dell'integrazione per legare le culture e guardare oltre agli steccati della divisione culturale ed etnica.
L'incontro è un ulteriore tassello verso la creazione di un polo che si sta costituendo con l'Ateneo maceratese e alcune associazioni per riflettere su una problematica importante ma che vuole essere anche un momento di conoscenza e di approfondimento (ap)