COMUNICATO STAMPA N. 3 martedì 7 dicembre 2004 OGGETTO: L'ebreo errante domani in scena a Sforzacosta
Ispirato alle vicende dell'ebreo errante, domani alle 21,30, il Teatro Rebis rappresenta lo spettacolo "Buttadeo" nella sede della circoscrizione di Sforzacosta, nell'ambito delle iniziative natalizie promosse dal Comune di Macerata. Prossimi appuntamenti di "Buttadeo", tutti ad ingresso libero, sabato 11 dicembre al teatro di Villa Potenza e giovedì 23 dicembre alla scuola elementare di Piediripa. Una storia drammatica di marginalità, quella dell'ebreo errante, ed è anche per questo che lo spettacolo sarà rappresentato nelle periferie di Macerata, piuttosto che nel centro storico, cercando di sensibilizzare culturalmente zone solitamente messe in secondo piano rispetto agli abituali circuiti cittadini. Questi gli attori protagonisti: Veronica Granatiero, Lorenzo Pennacchietti e Silvia Sassetti, per la regia di Andrea Fazzini.
Il mito dell'ebreo errante si fonda originalmente su un episodio della vita di Cristo. La leggenda narra che durante la salita al Calvario, stremato, Gesù si fermò a chiedere ristoro presso la casa di un ebreo, il quale però lo scacciò in malo modo ripetendogli in tono di disprezzo "Cammina!.....cammina!". Gesù alzò lentamente la testa e rispose "Io cammino, ma altrettanto farai tu, finché io non sarò tornato", condannandolo così a viaggiare senza posa per espiare la sua colpa, fino al giorno del giudizio universale. Il racconto di questa leggenda dopo aver circolato per secoli in forma orale, viene fissato su carta da parte dei monaci cistercensi nel VII secolo d.C., e da allora comincia a circolare per tutto il mondo arricchendosi di elementi eterogenei e contrastanti. Da Cecco Angiolieri fino a Goethe, da Eugène Sue a Gabriel Garcia Marquez, da P. B. Shelley a Gustav Doré fino a Marc Chagall, innumerevoli artisti hanno attinto come fonte di ispirazione delle loro opere alla leggenda dell'ebreo errante, dandone ognuno un'interpretazione personale.
Archetipo del vagabondo emarginato, l'ebreo errante assume oggi i tratti marcati e grotteschi della deriva in cui l'uomo è stato costretto a disperdersi a causa dei suoi stessi errori, la cui unica ancora di salvezza è quella di trasformare la tragedia in farsa, la condanna in caricatura. Rifacendosi alla tradizione dei giullari medievali, che come giornalisti dell'epoca riportavano sia raccontando che mimando gli eventi a cui avevano assistito durante il loro girovagare, il Teatro Rebis piuttosto che vedere l'Ebreo Errante solo come il simbolo della diaspora ebraica, è attratto dalla sua condanna a vagare e a mutare, dal suo essere perennemente ai margini, dall'immutabile attualità del suo messaggio.