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Ultimo Aggiornamento: 03/04/06

Natale a tavola

Piatti tipici

Le Marche sono la regione ideale per andare alla scoperta di tradizioni e sapori perduti, anche se per la verità questa regione non è stata del tutto contaminata dai ritmi frenetici che sono proprie delle realtà metropolitane. Contrariamente a quanto accade in altre regioni dove a prevalere sono poche importanti piatti se non addirittura uno solo, le Marche anche sotto il profilo gastronomico sono una terra al plurale dove ogni territorio ha la sua specialità, la sua tipicità, quel prodotto particolare pronto a colpire le papille gustative e ad estasiare il vostro palato.
I pranzi legati alle varie ricorrenze si trasformano in veri e propri riti ai quali è quasi impossibile sottrarsi, a cominciare da quello della Vigilia dove il digiuno legato all'insegnamento e alla fede cattolica viene praticamente osservato esclusivamente evitando cibi a base di carne. Dunque nel cenone che precede di poche ore la nascita del Redentore sono protagonisti assoluti il pesce, legumi e verdure in genere.

Nel più famoso libro di cucina marchigiana del passato "Il cuoco maceratese" Antonio Nebbia, pubblicato nel 1781, dedica espressamente due ricette alla vigilia di Natale: piatto di cavoli in turbante di Vigilia e piatto di selari di Vigilia con salsa di tarantello. Soprattutto il selaro (sedano) era usato in gran quantità per via delle sue proprietà afrodisiache. Il tarantello è invece un salume molto particolare realizzato con la pancia del tonno. In entrambi i casi cavolfiori e sedani vengono arricchiti in padella da una grande varietà di erbe e spezie, ma soprattutto tutte e due i piatti contengono l'altro elemento peculiare delle preparazioni della vigilia, il pesce che in questo caso dà sapore alle ricette sotto forma di brodo ristretto, quello che oggi chiamiano fumetto. Anche se il libro di Nebbia conteneva già molti riferimenti alla cucina internazionale è logico supporre che queste due ricette natalizie fossero largamente in uso nelle Marche e in particolare nel maceratese.

Un piatto molto diffuso è la minestra di ceci presentata con un semplice condimento di olio e aglio. Tra le verdure è doveroso citare i cardi, nel maceratese ingrediente principale di una particolare versione di parmigiana.
Tra i primi serviti nel cenone della Vigilia spicca senz'altro gli spaghetti al sugo di magro, il cosiddetto sugo di magro è un condimento molto leggero a base di olive verdi, tonno, alici, peperoncino e pomodoro maturo. Il pesce viene praticamente utilizzato in numerosi modi, dall'antipasto al primo ai secondi al tradizionale brodetto, uno dei piatti principe della tradizione marinara di questa regione che conta tante versioni.
Altra pietanza tipica del cenone è l'anguilla arrostita sulla brace con abbondante quantità di foglie di alloro, ma il filo conduttore della Vigilia sotto il profilo gastronomico è senz'altro lo stoccafisso, anch'esso preparato in tutte le salse possibili e immaginabili.

Nel volume "Le Marche a tavola. La tradizione gastronomica regionale" Renato Novelli cita la ricetta dello stoccafisso all'anconetana, la versione più conosciuta e famosa di preparare questo tipo di pesce, che Cesare Tirabasso, cuoco in Macerata, ma originario di Montappone, riporta nel suo mastodontico "Il cuoco classico" dato alle stampe nel 1930.
Gli ingredienti sono stoccafisso, pomodori maturi, patate, prezzemolo e acciughe che conferiscono al piatto un sapore unico, tra i tanti modi di cuocere lo stoccafisso è la ricetta che Antonio Attorre, giornalista esperto di gastronomia e vice presidente nazionale dello Slow Food, cita nel suo "Sapori e luoghi della memoria". Stiamo parlando dello Stoccafisso di S. Antonio che veniva realizzato in modo particolare qualche settimana dopo Natale, esattamente il 17 gennaio in occasione della ricorrenza di Sant'Antonio, ma molto diffuso anche nel cenone della Vigilia. Lo stoccafisso viene cotto in una salsa di pomodori maturi o pelati, cipolla, aglio, peperoncino, olive nere, alici, vino bianco secco, aceto e peperoni sottaceto.

Il cenone della Vigilia inaugura la grande abbuffata delle feste natalizie, tuttavia abbiamo poche ore di tempo per smaltire dal momento che in rapida successione abbiamo il grande pranzo natalizio, caratterizzato da molte contaminazioni della tradizione gastronomica di regioni confinanti. Un piatto classico è costituito dal brodo di cappone o di gallina nel quale vengono cotti i famosi cappelletti, quasi sempre realizzati in casa riempiendo sottili sfoglie di pasta tirate a mano con un ripieno di carni varie (maiale, manzo, pollo e prosciutto) condite con abbondante parmigiano, ma il filo rosso che unisce gran parte di questa regione sono i mitici vincisgrassi, ricchissimo piatto della tradizione di origini maceratesi, ma sostanzialmente diffusa in gran parte delle Marche sia pure in varie versioni e con nomi diversi. Ma è difficile che dalle nostri parti esista un Natale senza vincisgrassi.

La ricetta che Tirabasso riporta nel suo volume è molto ricca anche se oggi probabilmente poco usata. Si dispone su un testo da forno la pasta sfoglia dopo una breve cottura in acqua salata e si condisce con una salsa che Tirabasso definisce pasticciata fatta con pomodori maturi, fegatini, pollo, lombo e prosciutto. Questa ricetta è arricchita addirittura da lamelle di tartufo che vengono adagiate sulla salsa. Ogni strato viene ovviamente ricoperto di parmigiano e una volta ulltimata la preparazione prima di completare la cottura in forno vengono aggiunti fiocchi di burro e uno spesso strato di salsa besciamella. L'osservazione finale del grande cuoco è dedicata al materiale del contenitore preferibilmente alluminio o ferro smaltato.
I piatti che nel pranzo di Natale seguono i primi sono diversi e tutti a base di carni varie soprattutto arrostite. Innanzitutto vengono serviti il cappone o la gallina, ovvero il lesso, utilizzati per fare il brodo, un'altra antica ricetta della tradizione marchigiana è il tacchino, o meglio la tacchinella, che ha carne più tenera, farcita con crema di castagne.

Siamo così giunti al capitolo dolci, un dolce casareccio tipicamente marchigiano molto diffuso nella nostra regione con nomi diversi è il frustingo, di origini molto povere realizzato con poco zucchero (quando il suo prezzo era piuttosto salato) e con una gran quantità di frutta secca fichi secchi, noci, mandorle cioccolato, rhum, caffè, cacao e altri ingredienti. Oggi la disponibilità di alcuni ingredienti non è più la stessa e il frustingo è diventato uno dei dolci più costosi, anche se la sua procedura talmente elaborata consiglierebbe di rivolgersi a qualche persona di fiducia che lo realizza seguendo rigidamente la tradizione, i cavallucci e i piconi (realizzati con castagne o ricotta), la pizza di Natale un dolce poco dolce proprio perchè frutto della tradizione povera.
 

La Cena della Vigilia

Spaghetti al sugo di magro
Per quattro persone, occorrono 400 gr di spaghetti e cinque acciughe.
Lavate le acciughe, quindi privatele di spine e lische, tritatele e mettetele sul fuoco con abbondante olio e un pizzico di pepe. Appena calde, aggiungete 50 gr di burro e la passata di pomodoro. Gli spaghetti vanno cotti al dente e conditi con la salsa.

Anguilla arrosto o in umido
Se l'anguilla è grande, per farla allo spiedo è necessario prima spellarla.
Tagliatela a pezzi e infilatela tra due crostini di pane con qualche foglia di salvia. Lo spiedino va cotto a fuoco moderato, con una fiammata finale per ottenere la crosticina. Conditeli a tavola con sale e spicchi di limone.
Per farle in umido, le anguille non vanno spellate. Preparate un trito di cipolla e prezzemolo, da mettere sul fuoco con olio, pepe e sale. Quando la cipolla sarà dorata, mettete l'anguilla. Una volta insaporita, aggiungete la passata di pomodoro. Servite su crostini di pane arrostito.

Stoccafisso all'anconetana
Preparate un trito di aglio, cipolla, sedano, carota sale e pepe da far imbiondire in olio extra vergine d'oliva. Aggiungete filetti di pomodoro ben sodo. Si possono aggiungere a piacere olive nere e verdi e acciughe. In un largo tegame di terracotta ponete dei rametti di rosmarino senza foglie e appoggiatevi lo stoccafisso con origano, maggiorana, rosmarino, timo e un po' di sugo. Aggiungete il restante sugo e irrorare con il Verdicchio classico. Si possono mettere a stufare, alternate allo stoccafisso, patate gialle e pomodori rossi. La teglia va posta coperta a fuoco vivo per tre ore e poi un'ora al forno.
 
 

Il pranzo di Natale

Cappelletti
Per il ripieno: arrostite petto di tacchino e carne di maiale con burro, salvia e rosmarino. Salate pepate e poi passate la carne al tritatutto. Aggiungete ricotta, parmigiano, limone grattugiato, sale pepe e noce moscata. Legate tutti gli ingredienti con due uova. La sfoglia deve essere tenere, perché si possa chiudere a forma di cappello. L'ideale per i cappelletti è il brodo di cappone.

Vincisgrassi
Fate rosolare con il burro aromi (sedano, carota cipolla tritati finemente) e aggiungete le carni (polpa di manzo macinata, salsiccia spellata, rigaglie di pollo tritate, prosciutto crudo) e i funghi porcini, freschi o secchi bagnati nell'acqua. Mettete mezzo bicchiere di vino bianco. Evaporato il vino aggiungete la salsa di pomodoro. Cuocete a fuoco basso per un'ora e mezza. A parte preparate una besciamella aggiungendo un pizzico di noce moscata. Imburrate una teglia e cospargere il fondo con il ragù e un po' di burro. Stendete i quadrati di sfoglia, la besciamella, il parmigiano e il ragù, ripetendo più volte l'operazione per terminare con il ragù. Mettete in forno a 200° per circa mezz'ora.

Cappone arrosto tartufato
Prendete un cappone di circa 1 kg e preparatelo per essere riempito. Sbucciate leggermente 250 gr di tartufi e mettete la buccia cruda nel cappone. Mettete del burro sul fuoco. Appena sciolto, aggiungete i tartufi, del marsala, sale e pepe. Fateli bollire qualche minuto poi fateli raffreddare e metteteli nel cappone. Cucite il cappone e fatelo insaporire per 24 ore. Tenendolo in un luogo fresco.
A questo punto, il cappone è pronto per essere cotto al forno.

La Pizza di Natale
Impastare una massa di pasta di pane con noci, noccioe, mandorle, uvetta, un po' di olio d'oliva, poco cioccolato in polvere, limone e arancio grattugiati, fichi e zucchero in abbondanza. Quando l'impasto è amalgamato si mette in una teglia unta di olio al lievitare. Quando la massa è lievitata si cuoce in forno.
 

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