Domenica 14 maggio 2006 6° giornata di consumo responsabile
Il Cotone
Dopo lino e lana è la fibra tessile più antica, più diffusa nel mondo, poco costosa, versatile, con buone capacità di assorbire i colori.
Appartiene alla famiglia delle Malvaceae ed al genere Gossypium, con origine nel centro-sud America ed un aspetto, a secondo del genere, che può variare dall'erbacea annuale o perenne (hirsutum) ad un arbusto o piccolo albero di 3 metri (barbadense). Il fiore è bianco, giallo o violetto, con una forma a coppa di 5 petali. Il frutto è una piccola capsula con aperture in segmenti che mostrano i semi avvolti in fittissimi peli.
La qualità del cotone si classifica a secondo del titolo che ne indica la finezza della fibra, e della lunghezza che ne determina la resistenza. Le proprietà salienti del cotone sono una buona tenacità e resistenza al calore con un'ottima adattabilità corporea nell'assorbire la traspirazione. Fra tutte le fibre la sua resistenza aumenta quando è bagnata e ciò la rende la più lavabile sopportando anche alte temperature e detersivi alcalini.
Viene ottenuto dalla lanugine che ricopre i semi in molti paesi del Nord e del Sud del mondo.
La maggior parte del cotone è trattato chimicamente, ma alcuni trattamenti sono superflui e per altri ci sono delle alternative ecologiche:
· sbiancatura: utilizza cloro dannoso per l'ambiente, si potrebbe utilizzare l'ossigeno
· tintura chimica: pericolosa per la salute ed altamente inquinante per i fiumi, esistono tinture naturali senza metalli pesanti
· sbiancatura ottica: viene fatta con derivati del petrolio come la formaldeide (cancerogena) ed è quindi molto dannosa per l'uomo e l'ambiente, e per di più superflua
· trattamento anti-restringimento e sgualcitura: aumenta la carica elettrostatica e può causare allergie, l'alternativa è un trattamento meccanico.
Questi trattamenti non sono descritti sull'etichetta, quindi ad esempio la dicitura 100% cotone può significare 73% cotone, 2% poliacrilico, 8% coloranti, 14% urea formaldeide, 2,7% ammorbidenti, 0,3% sbiancanti ottici. Ci sono alcuni rischi a cui i consumatori possono andare incontro a causa di prodotti tessili importati da paesi in cui non esistono regolamentazioni e controlli precisi; possono insorgere dermatiti, o di altre forme allergiche. Dovrebbe essere possibile una "rintracciabilità" per l'origine del materiale grezzo, degli ausiliari tessili e di controllo del processo produttivo.
Vestirsi è una scelta, quindi si deve porre molta attenzione preferendo cotone ecologico, trattato con metodi naturali. Ovviamente però le fibre sintetiche come nylon, licra, poliestere, sono peggiori con un'alta irritabilità per la pelle a differenza della capacità di traspirazione e adattamento ai fattori esterni delle fibre naturali.
Produzione nelle piantagioni
Nelle piantagioni la situazione dei contadini e dell'ambiente è disastrosa. Si tratta di enormi monocolture con impiego di diserbanti e pesticidi con grandi effetti dannosi sui lavoratori nei campi. Anche le percentuali ci fanno capire l'entità del problema: il cotone occupa il 2,5% delle terre coltivate, ma utilizza il 25% dei pesticidi utilizzati a livello mondiale. Questo porta conseguenze disastrose per la salute dei contadini, degli operai e per l'intero ecosistema. L' OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità ) ha classificato come "estremamente pericolosi" molti dei pesticidi comunemente usati per il cotone, orgafosforici come il parathion e il diazinon, deleteri per il sistema nervoso dei bambini. Ed ha stimato che i morti a causa del cotone sono ogni anno fra 500.000 e 2 milioni. Nel 2001 nel solo stato indiano dell'Andhra Pradesh più di 500 lavoratori sono morti per esposizione ai pesticidi; spesso chi maneggia questi materiali non ne conosce la pericolosità e quindi non prende le dovute precauzioni, addirittura una ricerca svolta in Benin ha constatato che il 45% dei lavoratori utilizza i contenitori dei pesticidi come bidoni per l'acqua da bere, il 25% li usa per il latte o la minestra. In più i pesticid inquinano le falde acquifere minando la salute anche di chi non ha un contatto diretto con le piantagioni e provocando disequilibri nel sistema immunitario.
Nelle coltivazioni di cotone per irrigare viene utilizzata moltissima acqua, risorsa scarsa nel Sud del mondo, provocando in Uzbekistan una riduzione fino a 1/5 delle dimensioni originarie del Lago d'Aral stravolgendo quindi il paesaggio, ma modificando anche l'ecosistema ed il microclima locali.
Multinazionali come Unilever, Bayer, Monsanto, Syngenta utilizzano lavoro minorile nelle aziende produttrici di semi soprattutto in India nella regione dell'Andhra Pradesh dove i bambini sfruttati sono circa 300.000 al 95% femmine. Lavorano 15 ore al giorno per uno stipendio mensile di 800 rupie (15 € ) respirando vapori tossici. Alcuni anni fa Greenpeace ha scoperto che l'esposizione, anche a piccole dosi di pesticidi, riduce notevolmente le capacità analitiche, motorie, la concentrazione e la memoria nei bambini che vivono nelle zone di coltivazione. Per i lavoratori nei campi di cotone i vapori dei pesticidi provocano mal di testa, vomito, depressione senza alcuna garanzia di assistenza medica.
Se le compagnie non utilizzassero più manodopera infantile, assumendo adulti, diminuirebbero i loro profitti quindi, per guadagnare sempre la stessa cifra, trasferirebbero il maggior costo sopportato ai consumatori con un aumento di prezzo anche del 10%. Ciò porterebbe ad un calo delle vendite, quindi conviene loro mantenere questa situazione di sfruttamento se pur con il rischio di controlli e sanzioni.
Il Mali vive di cotone perché nei secoli scorsi gli è stata imposta la monocoltura, prima molto più redditizia e motivo di orgoglio per i contadini maliani: "l'oro bianco". Oggi però con il crollo del prezzo sui mercati mondiali, gli agricoltori hanno margini di profitto minimi e sono costretti a indebitarsi. In più ha inaridito il suolo salinizzandolo e avvelenandolo attraverso i pesticidi, ma i contadini non hanno denaro a disposizione per comprare concimi e diversificare le colture. I contadini stanno rinunciando a molte cose vivendo di sussistenza sono costretti a far lavorare i propri bambini, non potendo più mandarli a scuola. Il cotone è diventato una maledizione.
Dumping
Un altro grave problema è lo squilibrio nel mercato internazionale creato artificialmente per aumentare la concorrenzialità del cotone prodotto in Europa e Stati Uniti rispetto a quello africano o asiatico. Il dumping è una manovra politica e commerciale messa in atto dai governi attraverso sussidi ai contadini del Nord. Abbassano artificialmente il prezzo rendendo più appetibili prodotti occidentali che non reggerebbero il confronto con gli altri. Così facendo, però, i contadini del Sud non riescono a vendere i propri prodotti se non abbassando a dismisura i loro prezzi fino a non poter coprire i costi di produzione. Gli stati del Sud non possono agire allo stesso modo, perché, anche se avessero i soldi, le leggi di libero mercato imposte loro dalla WTO (organizzazione mondiale del commercio) non lo permettono.
Campagna Abiti Puliti
Clean clothes campaign
La campagna è nata nel 2004 su proposta di Mani Tese con un progetto di produzione di tessuti artigianali in cotone in Eritrea nato nel 2001 fra le donne sfollate di Gash Barka devastata dalla guerra contro l'Etiopia. È stato messo in funzione un centro di formazione professionale nel settore della tessitura al telaio a mano. I gruppi si sono formati e hanno già ripagato il telaio che era stato dato loro a credito.
Fa leva sugli ideali olimpici di rispetto, dignità e giusto gioco per far conoscere la situazione e lottare a livello internazionale contro l'assenza di diritti e standard per i lavoratori. Chiede ad aziende come Kappa, Lotto, Asics, Umbro, Puma, Fila...
· di fare passi avanti sulla sicurezza dei lavoratori immediatamente
· implementare il programma di sviluppo del lavoro
· cooperare con le ong e i sindacati
· istituire organismi di verifica formati da più soggetti
La campagna ha inviato lettere informative sullo stato di violazioni in corso alle aziende. Contemporaneamente fa crescere la consapevolezza da parte dei consumatori del loro potere di scelta e di condizionamento. In più indaga sulle possibilità legali per far pressione sui governi e sulle imprese.
Con TradeWatch ( osservatorio sul WTO ) vi sono state molte iniziative che hanno portato alcune aziende o catene distributive alla scelta di cotone ecologico ed equo-solidale ad esempio Coop con la Polo Solidal: una maglietta 100% equo solidale a partire dalla manodopera fino al confezionamento dei capi. Ha anche percorsi di formazione per i contadini ed incentivi per l'acquisto di sementi ed attrezzature.
È nato anche un Tavolo Nazionale del Cotone Biologico ed Equo e Solidale a cui ha aderito anche un gruppo di aziende soffocate dalla concorrenza cinese e che hanno deciso di combatterla sul fronte della qualità con cotone bio e senza sfruttamento del lavoro. Il Tavolo propone di:
Sostenere la diffusione di un cotone biologico ed equo-solidale.
Accrescere il livello d'informazione e la conoscenza dei consumatori verso le problematiche ambientali, sociali e salutistiche connesse con il cotone.
Promuovere una stretta collaborazione con gli enti di ricerca operanti sia sul fronte delle tecniche e dei metodi di produzione agricola che nell'ambito dei processi e delle tecnologie manifatturiere.
Coinvolgere operatori economici ad ogni livello della catena del valore al fine di promuovere la costituzione di una filiera produttiva del Tessile Biologico ed Equo Solidale.
Sensibilizzare i soggetti istituzionali al fine di promuovere l'introduzione di prodotti tessili biologici ed equo-solidali nell'ambito delle politiche di Green Public Procurement.
PROGETTI PER UN COTONE "EQUO"
"Cotone nativo" (Perù, 1986).
1. lavoro etno-storico di ricerca scientifica e di catalogazione delle fibre presso le regioni costiere del nord e nell'alta giungla amazzonica, per tutelarne la conservazione (a seguito di un drastico calo di produzione dovuto ai costi più elevati rispetto ad altre specie).
2. coltivato nelle varietà di bianco panna, beige, marrone, caffè e malva: il cotone nasce già colorato sulla pianta.
3. coltivazione biologica: nessun pesticida, erbicida, regolatore di crescita artificiale, defogliante o additivo agro-chimico utilizzato.
Perù naturtex partners
1. organizzazione per lo sviluppo del cotone biologico nativo attraverso ricerca scientifica e gestione dell'intera filiera tessile, in rete con una catena integrata di fabbriche che operano nel rispetto dei criteri di responsabilità sociale.
2. coinvolta in due progetti: produzione di fibra alpaca biologica nella zona andina e riconversione di estese piantagioni di coca, nell'Amazzonia peruviana, in coltivazioni di cotone nativo.
Imagination (auroville, India del sud, 1990)
· progetto di tessitura di tessuti a telaio dedito alla promozione di un mestiere che riporti al modo di vita semplice e naturale di una volta.
· tre i criteri di produzione fondamentali seguiti: produzione ecologica, ecologia umana e riciclo ecologico.
Organizzazioni (dove il cotone la fa da "padrone")
Nepal charkha pracharak gandhi smarak mahaguthi (Nepal, anni venti).
· organizzazione non governativa tra le più "vecchie" del Nepal, ispirata alla filosofia di Gandhi.
· dagli anni cinquanta, attività incentrate su una serie di servizi sociali (istruzione delle donne, corsi e laboratori per figli di lebbrosi).
· nel 1979 viene inaugurato l'Ashram, unica istituzione in Nepal di questo tipo, dedicata a donne divorziate, vedove ripudiate, madri di figli illegittimi, prostitute: qui vengono accolte e preparate ad un loro rientro nella comunità, con fiducia in se stesse e capacità lavorative.
· organizza diversi corsi di formazione professionale in svariati campi, come la tessitura, la sartoria, la lavorazione dei tappeti.
Arulagam ( India, 1975).
· centro di accoglienza per giovani donne in difficoltà, tra i 16 e i 21 anni, spesso coinvolte in storie di prostituzione.
· viene data loro possibilità di lavorare, oltre che di imparare a tessere, cucire, ricamare.
· si tenta di riallacciare i rapporti con la famiglia d'origine.
Corr- the jute works( Bangladesh, 1975).
1. organizzazione senza scopo di lucro di donne artigiane, per contribuire alla loro emancipazione nelle zone rurali del paese: per tradizione, non possono lavorare in luoghi pubblici, costrette a rimanere in casa e ad occupare ruoli subalterni nella famiglia.
2. Jute Works da loro la possibilità di guadagnare denaro tramite piccoli lavori artigianali da svolgere in casa, contribuendo a valorizzare il loro ruolo all'interno dell'economia domestica.
3. vengono creati prodotti in juta, canna e cotone, con tecniche tradizionali; le artigiane sono organizzate a livello locale in gruppi cooperativi autogestiti.
Domenica 14 maggio 2006
"6° Giornata di consumo responsabile"
dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 20,00
presso
La Bottega del Mondo di Macerata
in Piaggia della Torre, 35-39 (in fondo alle scalette - ex GULP)
Potrete vedere ed acquistare gli abiti di cotone del Commercio Equo e solidale