Nazareno Rocchetti. "La terra e il fuoco"
Mostra di pittura e scultura
Si apre oggi agli Antichi Forni la mostra del pittore e scultore marchigiano contemporaneo Nazareno Rocchetti. Ispirato ai grandi artisti dell'esperienza Informale gestuale (Pollock, Kline), segnica (Mathieu, Hartung, Tobey), ma soprattutto materica (Fautrier, Tápies, Burri), Rocchetti propende per una pittura astratta dalla vocazione primitivistica, evocatrice delle atmosfere telluriche e primordiali delle origini: tale effetto è ottenuto mediante la combustione della materia pittorica, che rende quest'ultima fluida e porosa.
L'artista non disdegna tuttavia riferimenti ad immagini figurative come nature morte e paesaggi, debitore in questo senso del vivo colorismo postimpressionista ed espressionista.
ORARI
Dal 2 al 23 Agosto 2006
Tutti i giorni
10-12 e 18-20
Curatore: prof. Armando Ginesi
Catalogo BiEffe (Recanati)
Patrocini:
Provincia di Macerata
Comune di Macerata - Assessorato alla Cultura
Comunità Montana del San Vicino
Note critiche e biografiche
Le sue mani hanno 'modellato' i muscoli di campioni di ogni sport. Ma, nel tempo, gli hanno permesso di diventare anche un abile e apprezzato artista.
Nazareno Rocchetti, infatti, veste da qualche anno i panni di un moderno Fidia e, grazie all'innato talento, riesce a dare forma alla pietra liberando la sua propensione al confronto fisico, alla competizione.
Le sue creazioni artistiche, però, non sono statue di vigorosi atleti, come qualcuno potrebbe facilmente immaginare: troppo facile, e forse pure troppo scontato, sarebbe stato per lui, uomo di sport, cresciuto nel mondo dell'atletica, della scherma, del calcio e chissà di quante altre discipline agonistiche. Gli atleti continua ancora a 'scolpirli', nei loro muscoli vivi, come 'maestro' di fisioterapia.
Nazareno, immaginando insieme delle cose che razionalmente non sono conciliabili, crea infatti opere definite dalla critica un frutto della «fantasia visionaria». Nelle sue sculture - ma anche in alcuni lavori pittorici - finiscono per incontrarsi e convivere realtà e sogno, in apparenza inconciliabili.
Ma, in occasione della personale "La terra e il fuoco" allestita agli Antichi Forni di Macerata, mi piace soprattutto sottolineare il genio, l'estrosità e la straordinaria sensibilità di Nazareno che, scopertosi artista nella piena maturità, si conferma un vero 'vulcano' - è proprio il caso di dirlo, visto anche il titolo della mostra - di idee, di voglia di dire, di forza fisica a stento trattenuta.
[GIULIO SILENZI, Presidente della Provincia di Macerata]
Con grande piacere ci apprestiamo ad ospitare nella Galleria degli Antichi Forni di Macerata un artista eclettico ed estroso quale è Nazareno Rocchetti, che propone le sue suggestive opere in una raccolta dal titolo "La terra e il fuoco".
E' un personaggio molto noto, Rocchetti, soprattutto per la sua professione di massaggiatore atletico ma da alcuni anni ha incontrato l'arte della scultura con la quale è riuscito ad entrare egregiamente in sintonia conquistando in breve tempo ampi consensi ed apprezzamenti. Egli riesce a plasmare la materia con l'impeto e l'irruenza che caratterizza il suo temperamento dando forma, grazie anche alle conoscenze scientifiche del corpo umano, alla bellezza e alla espressione dei sentimenti.
Complimenti quindi all'artista Nazareno Rocchetti per le sue doti artistiche e professionali. A nome dell'Amministrazione
Comunale con estremo piacere rivolgo a lui il miglior in bocca al lupo per un ampio successo della mostra che sarà allestita nei suggestivi spazi degli Antichi Forni nel mese di agosto.
[MASSIMILIANO BIANCHINI, Assessore alla Cultura del Comune di Macerata]
Pensa, agisce, scolpisce e dipinge con una vitalità che assomiglia a quella di un ciclone. Sì, dipinge anche, dopo aver familiarizzato a lungo con la scultura. Parliamo di Nazareno Rocchetti, di colui che - ormai quasi tutti lo sanno - ad un certo momento della sua vita, nel pieno della maturità, ha deciso di aggiungere, alla sua professione abituale, quella del massaggiatore dei più importanti atleti olimpionici, la pratica della creazione plastica. Così, abituato a palpare e plasmare tessuti epiteliali e masse muscolari, egli ha poi trasferito la sua manualità nella manipolazione dell'argilla.
In questa nuova veste di creativo, Rocchetti ha avuto modo di incontrare un noto pittore spagnolo, José Guevara (uno dei padri dell'Informalismo iberico che fu tenuto a battesimo, nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, dal critico d'arte madrileno Luis González Robles), con il quale ha presto familiarizzato fino a diventarne amico.
Guevara è conosciuto nel mondo come inventore di una particolare tecnica pittorica definita «óleo por combustión del pigmento», che consiste nella bruciatura della materia pittorica preventivamente trattata. Dalla combustione scaturisce (in parte per caso, in parte per scelta dell'artista che riesce a guidare parzialmente il percorso della fiamma) sul piano grafico e cromatico un'autorappresentazione della materia di rara suggestione.
Nazareno Rocchetti è rimasto affascinato dagli esiti pittorici dell'artista spagnolo del quale ha voluto, in qualche modo, seguire le orme, dapprima per curiosità poi, via via, con crescente convinzione. Tanto che, come dicevamo all'inizio, ha finito per unire alla produzione plastica quella pittorica.
Il pensiero creativo di Guevara è semplice: debitore, come tutti gli Informalisti europei ed americani, della filosofia esistenzialista, egli ha trovato, nella materia, l'origine del proprio sentire estetico. Anche oggi, che ha recuperato il tema della figura da cui era partito prima dell'avventura informale, al centro del suo linguaggio resta sempre il desiderio e il piacere di investigare le potenzialità linguistiche della materia sollecitata, anzi per certi versi modificata, dal fuoco, il quale assume un ruolo creativo quasi pari a quello dell'artista.
Anche Rocchetti si colloca su questo versante espressivo. A differenza del suo modello di riferimento - per il quale, si ripete, l'oggetto dell'azione creativa è la materia quasi fine a se stessa - egli penetra dentro il farsi casuale dell'elemento materico per coglierne le suggestioni sollecitatrici dell'immagine. Per cui il dipinto che Rocchetti realizza, attraverso la combustione del pigmento, è una specie di magma in cui la materia viene percepita come vivente ("ilozoismo"), perciò in movimento, in perenne trasformazione e in grado di stimolare, nella coscienza fruitrice, una miriade di interpretazioni. Servendosi del coinvolgimento emozionale estraneo a qualsiasi ipotesi razionale.
L'impressione che deriva dalla visione dei dipinti di Rocchetti (soprattutto di quelli 'astratti', perché laddove si propongono le verosimiglianze realistiche delle figure è come se si spezzasse l'incanto del lettore che, con l'anima, naviga a vista nell'oceano sterminato delle infinite possibilità ermeneutiche) è di trovarsi quasi al centro della creazione nel preciso momento in cui (secondo la cultura laica si chiama esplosione originaria del "Big-Bang", secondo il credo giudaico-cristiano si definisce "fiat", ovvero "parola creatrice di Dio") le cose incominciano a avere inizio.
È uno spazio immaginifico quello che la pittura di Rocchetti ci propone, una specie di nebulosa, all'interno della quale prendono forma, in seducenti visioni, le trasformazioni dei gas sottoposti alla sollecitazione dinamica dei venti cosmici. Il suo linguaggio pittorico, dunque, come sempre dovrebbe fare l'arte, svolge una funzione dialogica in quanto dà vita ad un rapporto sintonico tra sé (l'immagine creata) e la coscienza interprete del fruitore. In modo da compiere il 'miracolo' della comprensione, intesa, questa parola, nell'accezione etimologica del cum-prehendere latino che significa "prendersi con", "afferrarsi".
E Rocchetti scultore? Continua ad operare all'interno della prima forma di scrittura attraverso la quale è entrato nel mondo vasto dell'espressione artistica. Affina sempre di più le capacità tecniche (dalla morbida argilla - dalla quale ha poi ricavato fusioni in bronzo - è passato alla pietra, al marmo, al legno) e si cimenta con un linguaggio che mette in campo oggi un materiale più intenso, più dialettico, si potrebbe dire più conflittuale. Soprattutto quando esso è duro e si oppone, quasi, alla sua volontà creativa.
Da questo tipo di rapporto concepito come lotta, corrispondente al suo temperamento, colui che all'inizio del nostro scritto abbiamo definito un 'ciclone', una vera e propria forza della natura, trova parziale ristoro nel momento in cui estrae completamente, dal proprio io, l'opera plastica finita: come si trattasse di un parto.
Ribaltando la convinzione e l'iconografia usuali (derivanti dal racconto biblico della Genesi) che vogliono accostate la donna e la mela, il frutto proibito che Eva offrì ad Adamo perché ne mangiasse per raggiungere la conoscenza del Bene e del Male, Rocchetti propone una versione nuova rispetto a quella tradizionale, ovverosia l'unione dell'uomo (il maschio) con la fatidica mela.
È l'uomo che si trasforma in mela, subendo un processo metamorfico di sapore classico (ovidiano?), oppure è la mela che partorisce l'uomo? Non lo sapremo mai, ma in sostanza non è che ci importi più di tanto. L'importante è che il processo della trasmutazione sia tenuto sotto controllo (questo è un po' il succo moralistico e razionale che deriviamo dall'intuizione poetica dell'artista) perché l'uomo del nostro tempo - nel rapporto con la mela, metafora della natura - non commetta un atto di superbia simile a quello del progenitore biblico. Perché, in tal caso, si allontanerebbe di nuovo e ancora di più dall'Eden. E, questa volta, forse, definitivamente, demolendo dentro di sé anche quella struggente "nostalgia del Paradiso" che conserva nel cuore.
Infine: il titolo della mostra richiama chiaramente due archè della filosofia presocratica: la terra da cui tutti deriviamo ed alla quale tutti ritorneremo, la terra come fonte della nostra sopravvivenza, la terra come scrigno delle ricchezze naturali; il fuoco come lo intendeva Eraclito, ovverosia elemento rappresentativo della mobilità universale che, con la sua instabilità, esprime, meglio di ogni altra cosa, gli aspetti molteplici del divenire; il fuoco come simbolo del continuo fluire, come espressione del panta rei, della continuità senza fine.
[ARMANDO GINESI, Un ciclone creativo]
La causalità è un fenomeno del mondo naturale e rende possibile la concretezza dei colori e delle forme.
...È più difficile per le persone iniziare a sognare che credere nei sogni.
Le immagini di Nazareno emergono da una miriade di materiali, dalle vernici e dai pigmenti commerciali alla cottura e alla bruciatura a fiamma degli stessi. Non esiste via di uscita nell'intenzione di esplorare l'energia che definisce le cose.
Il disegno è rudimentale, come un elemento che esiste per generare. Uno strumento che contribuisce a descrivere e a strutturare una composizione.
Nonostante la costruzione del lavoro di Nazareno sia precaria, egli è addentro all'unione di quegli strati di vernici-pigmenti: nient'altro, nessuna prospettiva storica, spaziale o fisica, dirlo sarebbe una menzogna.
Egli gioca costantemente con l'illusione ed è sempre pronto a distruggere e cancellare il lavoro che non lo soddisfa. Ciò che è importante per lui è ottenere un risultato personale.
Rocchetti è evoluto rapidamente dal figurativo all'astrazione tramite un radicale processo di manipolazione dello spazio e del colore; il suo lavoro è fondamentalmente un tentativo di generare luce e spazio mettendosi in relazione con la struttura della pittura.
L'artista è più interessato all'emozione visiva che una persona può provare piuttosto che all'impossibilità di un linguaggio costruito attraverso intenzioni teoretiche.
Rocchetti continua ad utilizzare i metodi che aveva adottato in questa serie, un'auto-espressione.
Egli si schiera contro l'elitarismo della pittura e i privilegi di appartenere ad una scuola d'arte, opta per la magia del tocco d'artista che genera sentimenti e intuizione più che un dettame critico.
Nazareno Rocchetti ha trasferito nel suo lavoro, la sua esistenza di pittore, illusioni e sogni. I suoi primi dipinti erano pieni di immagini (fiori, nudi, paesaggi) che si generavano dal colore, dalle superfici o da entrambe.
Non esistono limiti a ciò che circonda l'universo della pittura, la libertà di dipingere e la restrizione della cornice. È uno stato primordiale, l'esistenza della pittura, come l'inizio del cosmo, quando la luce e l'oscurità sono sostanze. Rocchetti diligentemente fa un ritratto dello spazio e del colore.
Egli non ha limiti visibili nell'astrazione, forse fa riferimento ad una figura ma è interessato a ritrarre tutto ciò che emana dall'espressionismo dell'elemento osservato. Egli è pronto ad andare nell'universo per cercare ed indagare le fonti estetiche per inglobare vita e morte nel suo lavoro artistico.
Niente in questa mostra e nel catalogo sembra esser stato fatto con un motivo ma solo con l'intenzione di reagire al tempo. Egli non desidera reagire alla scena artistica ma al suo istinto, per trovare energia e forza.
Alcuni dei suoi lavori potrebbero essere vivide illustrazioni dell'Inferno dantesco, egli può anche creare pitture in cui i soggetti sono paesaggi, nature morte, nudi, stati d'animo, etc.
Rocchetti è sempre più costretto nella fisicità del lavoro nel senso che un delicato frutto verde e rosso potrebbe essere il soggetto di una tempesta sovraccarica di pennellate che sembra provenire da nessun luogo, o forse dalla delineazione delle mele stesse.
Non esiste via di fuga da fatti di vita quali la morte, la guerra e la distruzione nel mondo, a cui egli si è ispirato in una serie di lavori. E' difficile localizzare definitivamente Nazareno Rocchetti all'interno dei limiti temporali e delle scuole estetiche; egli ha tenuto due mostre personali in Italia: sembra aver superato una tendenza verso il figurativo, passando all'astrazione con il potere di arrestare il tempo nel suo lavoro.
Egli vive e lavora negli incanti di una regione (le Marche) e in un paesaggio millenario che irrompono nell'inizio di questa serie di pitture astratte. Rocchetti sta cercando un luogo dove poter esistere, ma il luogo ha unicamente a che fare con le pitture, che sono collegate emozionalmente alla sua esistenza. Inoltre, desidera rendere significativo il suo lavoro per gli altri più che per sé stesso. Egli intende comunicarci le diverse modalità di conoscenza che coesistono all'interno di noi.
Le figure-sculture sono modellate in argilla in forme approssimate di teste e corpi; egli dà all'immagine un significato simbolico e risponde all'intenzione più che alla sofisticazione di una forma perfetta.
Quando Rocchetti maneggia una gamma di colori egli è pronto ad entrare nel vivo della materia e a giocare con essa. Alcuni ampi disegni e strutture sono pronti per essere applicati ai colori in un processo caratterizzato dall'unità dell'intenzione.
Le immagini sono costruite tramite strati di pittura nei quali vi è la sensazione che nulla possa essere separato. Inizialmente ci sono oggetti semplici, che in realtà sono astrazioni, strutture di colori o pennellate di colore senza l'intervento del pennello.
In tutte queste opere e immagini che sembrano rappresentare il tempo vi è rugosità e urgenza, ma alcune producono la freschezza dello spirito e la reincarnazione dell'espressionismo.
Il lavoro qui presentato è una dichiarazione di cosa sia l'action painting.
[VICTOR DE CIRCASIA, Il fermarsi del tempo]
Nazareno Rocchetti è nato a Filottrano (AN) il 6 gennaio 1947, vive e lavora a Cingoli. Fisioterapista massaggiatore della nazionale italiana di atletica leggera. Tra i suoi atleti più noti figurano personaggi come Pietro Mennea, Sara Simeoni, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, ecc. Da tre anni si dedica attivamente alla scultura, privilegiando la pietra. Nel 2002 ha esposto, con il supporto critico di Armando Ginesi, alla Sala Congressi del Comune di Treia.
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