Comune di Macerata


TLR Stagione di Prosa 2006/07

la stagione teatrale '06/'07 del Teatro Lauro Rossi di Macerata consta di una bella rosa di spettacoli di prosa e lascia spazio anche a tre appuntamenti di teatro di ricerca appartenenti al ciclo "altri percorsi".

Calendario degli appuntamenti:

FUOCHI A MARE PER V.MAJAKOVSKIJ (16 nov)
PULCINELLA (1 dic)
IL PRIGIONIERO DELLA SECONDA STRADA (6 e 7 dic)
FINALE DI PARTITA (19 e 20 dic)
SCEMO DI GUERRA (9 e 10 gen)
LE FALSE CONFIDENZE (16 e 17 gen)
GASTONE (6 e 7 feb)
STUDIO SU MEDEA (dal 12 al 16 feb)
CANI DI BANCATA (21 feb)
GLI UCCELLI (27 e 28 feb)
FAUST (13 e 14 mar)
TARTUFO (10 e 11 apr)
 
Pulcinella

Pulcinella

Venerdì 1 dicembre 2006
Fuori abbonamento
Il Teatro dei Picari
di Manlio Santarelli da un soggetto inedito di Roberto Rossellini
regia di Francesco Facciolli

Pulcinella: una liturgia laica
Pulcinella è la storia del viaggio di una compagnia di attori italiani che nel 1657, fugge da Napoli per la peste e raggiunge prima Roma e poi Parigi. Lo spettacolo è una metafora della condizione dell'attore, ma in fondo dell'essere umano, che, nel corso dei secoli è sempre stato spinto dal bisogno e dalla curiosità (chi potrà mai dire se più dal bisogno o dalla curiosità?) verso un luogo sognato, diverso, "lontano". In una perfetta miscela tra personaggi storici e personaggi romanzati, tra situazioni surreali e comiche ma allo stesso tempo malinconiche e drammatiche, Santanelli scrive un testo che è un atto d'amore per la maschera, per l'attore, per il Teatro. Lo spettacolo è costruito come una liturgia laica, come una "Messa per teatranti" con tutti i tempi, i modi e gli elementi di una liturgia. C'è il maestro, sede di conoscenza e verità, ci sono i discepoli e c'è il "Verbo" che nel nostro caso è la maschera di Pulcinella. Il viaggio diventa quindi la condizione vitale dell'attore, dell'uomo che non può e non vuole fermarsi né sa accontentarsi nella sua ricerca di verità: perché il Teatro è un viaggio senza fine, nel quale ogni punto d'arrivo non è, in realtà, che un nuovo punto di partenza:
"...così, per fare lu teatro mi imbarcai sulla nave mia, che montava tre vele: la Fame, la Sete e la Fantasia. Con la Fame aggio viaggiato pe' terra. Con la Sete aggio viaggiato pe' mare. Con la Fantasia aggio viaggiato pe' cielo. Da quanto tempo sto in viaggio? Nun 'o saccio manch'io... sono in viaggio da sempre, notte e juorno, matina e sera, senza mai me fermà."
I "Picari" hanno sposato questa idea del Teatro come viaggio infinito, come ricerca e sogno, come fuga e rifugio, come perpetuo strumento di verità. Un nutrito cast di attori, gli splendidi costumi di Massimo Eleonori e le scene di Pino Facciolli, insieme con le suggestive musiche originali di G.Riccardo Festa, fanno di questo spettacolo un momento di comunione durante il quale ridere, piangere, riflettere sul teatro che è come dire sulla vita. È lo stesso Fracanzani, ormai trasfiguratosi definitivamente in Pulcinella, che chiude la commedia con la battuta che da sola può sintetizzare il senso di tutto lo spettacolo:
"So' addeventato Pullecenella. Sì, so' addeventato Pullecenella, e mò si voglio essere Michelangelo m'aggia mettere 'na maschera, la maschera della faccia mia. Pecché mò Pullecenella songh'io...sì, Pullecenella songh'io. E sì tu... e tu, e tu!
Pullecenella simmo tutte quante!". 

Francesco Facciolli
 
 
Prigioniero della Seconda Strada

Prigioniero della Seconda Strada

Mercoledì 6 e Giovedì 7 dicembre 2006
Attori & Tecnici
di Neil Simon
con CLAUDIA KOLL
e con ATTILIO CORSINI, STEFANO ALTIERI, BARBARA ABBONDANZA, SIMONA CELI
scene di Uberto Bertacca
costumi di Isabella Rizza
musiche di Lilli Greco
luci di Emiliano Baldini
regia di Attilio Corsini

A New York, in un'estate molto calda, Mel viene licenziato dopo ventidue anni di onesto lavoro. Ha quasi cinquant'anni: dove troverà un altro posto? Dopo aver dedicato la vita tutta a lavoro e famiglia, ora si sente smarrito. Di colpo avverte i disagi della grande città: il traffico, i rumori, gli odori, e i difetti del suo appartamento al 14° piano sulla Seconda Strada. Edna, moglie dolcissima, cerca di dargli coraggio. Gli prospetta una nuova vita fuori dalla città, ma Mel è troppo ancorato al suo mondo. Lei si ingegna per mandare avanti la famiglia, ma la depressione di lui peggiora, circondato com'è da una schiera di parenti pronti a "non dargli" aiuto e da una inverosimile serie di inconvenienti. Nel frattempo a New York arriva la neve...
"Scrivo di cose che capitano a qualunque persona e in cui tutti ci si riconoscono" dice Neil Simon per spiegare il suo incrollabile consenso di pubblico e di critica. Un successo costruito dai primi anni Sessanta con una serie quasi ininterrotta di copioni teatrali come La strana coppia, A piedi nudi nel parco, I ragazzi irresistibili, California Suite, Prigioniero della Seconda Strada, quasi tutti diventati film, che raccontano con ironia malesseri e incongruenze del nostro tempo per mezzo di un'abile drammaturgia fatta di accumulo di situazioni e grandi battute.
 
 
Finale di partita

Finale di partita

Martedì 19 e Mercoledì 20 dicembre 2006
Teatro de Gli Incamminati
di Samuel Beckett
interpretato e diretto da FRANCO BRANCIAROLI
e con Tommaso Cardarelli
scene e costumi di Margherita Palli
luci di Gigi Saccomandi

Classico del teatro contemporaneo, Finale di partita è riconosciuto come il maggior lavoro teatrale di Samuel Beckett, il testo più importante della produzione drammatica del grande scrittore irlandese e uno dei più significativi di tutta la sua opera.
Branciaroli festeggia il centenario di Beckett (Foxrock, Dublino, 1906), premio Nobel per la letteratura nel '69, affrontando sulla scena il personaggio di Hamm, protagonista di Finale di partita. Dopo la grande prova di Gianni Santuccio negli anni Ottanta e quella di Carlo Cecchi nel 1995, è nella dimensione tragicomica, particolarmente congeniale alla sua recitazione, che Branciaroli nel pieno della maturità espressiva si confronta con le possibilità interpretative della parola beckettiana.
Questo con Beckett è un appuntamento che completa un itinerario di alto profilo che ha impegnato Branciaroli negli ultimi anni nell'affrontare, in scelte teatrali molto complesse, autori poco convenzionali: di forte intensità linguistica come Ruzante, di costruzione filosofica come Camus o di sofisticata elaborazione letteraria come Hoffmanstall.
 
 
Scemo di guerra

Scemo di guerra

Martedì 9 e Mercoledì 10 gennaio 2007
Fabbrica e La Biennale di Venezia
Roma 4 giugno '44
uno spettacolo di scritto, interpretato e diretto da ASCANIO CELESTINI

Mio padre raccontava una storia di guerra. Una storia di quando lui era ragazzino. L'ho sentita raccontare per trent'anni. È la storia del 4 giugno del 1944, il giorno della Liberazione di Roma. Per tanto tempo questa è stata per me l'unica storia concreta sulla guerra. Era concreta perché conoscevo le strade di cui parlava. Conoscevo il cinema Iris dove aveva lavorato con mio nonno e poi era concreta perché dopo tante volte che la ascoltavo avevo incominciato a immaginarmi pure i particolari più piccoli del suo racconto. Ogni volta che raccontava faceva delle digressioni, allungava o accorciava il discorso inserendo episodi nuovi o eliminando parti che in quel momento considerava poco importanti. Così quando ho incominciato a fare ricerca ho deciso di registrarlo e provare a lavorare sulle sue storie.
Da queste storie nasce Scemo di guerra.
Nello spettacolo si ritrovano alcuni avvenimenti molto conosciuti come il bombardamento di San Lorenzo o il rastrellamento del Quadraro con più di mille persone deportate. Alcuni fatti sono veramente accaduti a lui come quando ha rischiato di farsi ammazzare mentre raccoglieva una cipolla. Alcuni sono altrettanto veri, ma li ho ascoltati da altre persone come la storia del soldato seppellito vivo all'Appio Claudio. Certe cose, invece, me le sono inventate io o le ho prese da altri racconti di altre guerre che mi è capitato di ascoltare.
Adesso credo che questa sua storia per me sia diventata il modo per mantenere un duplice legame sentimentale: quello politico con la mia città e quello umano con mio padre.
Ascanio Celestini
 
 
Le false confidenze

Le false confidenze

Martedì 16 e Mercoledì 17 gennaio 2007
Teatri Uniti
di Pierre Marivaux
traduzione di Cesare Garboli
con ANNA BONAIUTO, ANDREA RENZI, GIGIO MORRA, BETTY PEDRAZZI, TONI SERVILLO, MONICA NAPPO, FRANCESCO SILVESTRI
costumi di Ortensia De Francesco
luci di Pasquale Mari
suono di Daghi Rondanini
scene e regia di Toni Servillo

Scritta al culmine della produzione artistica di Marivaux, Le false confidenze è uno studio di un ambiente borghese nel quale il denaro conta quanto, se non più, dell'amore. In un contesto molto realistico si muovono: Araminte, bella e ricca vedova di un finanziere, un nobile interessato ad un'opportunità matrimoniale, e Dorante, borghese dalle molte qualità ma senza nemmeno un soldo. Che per essi il denaro e gli interessi materiali da salvaguardare siano un imperativo, lo esprimono benissimo i progetti di Madame Argante per sua figlia Araminte. ricchezza da un lato, dall'altro il nome, il matrimonio alla fine non è che un'alleanza di interessi. E, per Madame Argante, se Dorante ama veramente Araminte, non può che essere d'accordo su questo punto.
"L'amore ostacolato dall'interesse, dagli intrighi, soffocato dal denaro - dice Toni Servillo -: è questo l'argomento oggi più che mai attuale di questa bellissima commedia. Ma l'attualità, evidentemente, non è il solo motivo che mi ha spinto ad affrontarla. È la modernità del suo linguaggio ad avermi affascinato in modo irresistibile. Tutto è detto in maniera semplice, chiara, diretta, ma a questa limpidità corrispondono spesso zone oscure, torbide, ambigue, che creano intorno alla vicenda una atmosfera fatta di attese e di trepidazione".
 
 
Gastone

Gastone

Martedì 6 febbraio 2007 e Mercoledì 7 febbraio 2007
Padiglione delle meraviglie / La contemporanea / Modestina Caputo
di Ettore Petrolini
con MASSIMO VENTURIELLO e TOSCA
e con Franco Silvestri, Camillo Grassi, Antonio Fornari, Stefania Fratepietro, Ilaria Giorgino, Alessandro Graggia, Cinzia Ricciardi, Clorinada Venturiello
e con Renato Merlino
drammaturgia di Nicola Fano
musiche originali di Germano Mazzocchetti
scene di Alessandro Chiti
costumi di Sabrina Chiocchio
coreografie di Fabrizio Angelini
regia di Massimo Venturiello

Gastone, forse la più grande invenzione di Petrolini, è il simbolo di un'esaltazione scenica minata dal vuoto di valori. E' la maschera di un teatro popolare, sorto in un'epoca in cui iniziavano a farsi sentire i germi di quella grave malattia che ha segnato la vittoria dell'apparenza sulla sostanza, dell'immagine sul talento vero. Gastone è un attore del varietà e, almeno nelle sue speranze, del nascente cinema; è un primo attore spiantato che monta e smonta compagnie, vantando "piazze" e credibilità che in fondo non ha. Eppure il suo narciso sfrenato e la sua auto-esaltazione sono talvolta uniti ad un sarcasmo feroce e cinico e gli danno un fascino irresistibile.
Lo incontriamo nel momento in cui crede di essere giunto a una svolta importante: ha appena conosciuto una ragazza del popolo, Lucia, grande talento vocale, ambiziosa e sognatrice. Forte della sua scoperta, Gastone convince un impresario a produrre alla sua sgangherata compagnia di ballerine e fantasisti uno spettacolo. L'impresario, rapito dalla straordinaria voce della ragazza, si lancia a capofitto in questa avventura che li condurrà a un debutto in provincia segnando l'inizio della promettente carriera di lei. Dopo il grande successo della serata, infatti, Lucia abbandonerà senza scrupolo alcuno Gastone, accecata dalle promesse e dalle lusinghe dell'impresario.
Massimo Venturiello
 
 
Gli uccelli

Gli uccelli - Martedì 27 e Mercoledì 28 febbraio 2007

Emilia Romagna Teatro Fondazione/Compagnia Lombardi-Tiezzi
dramma didattico
di Aristofane
traduzione di Dario Del Corno
drammaturgia di Sandro Lombardi
con SANDRO LOMBARDI
e con LEONARDO CAPUANO, MARION D'AMBURGO, CLARA GALANTE, CIRO MASELLA, MARTA RICHELDI
musicista Aleksandar Karlic
scene di Pier Paolo Bisleri
costumi di Giovanni Buzzi
luci di Gianni Pollini
regia di FedericoTiezzi

Pisetero ed Evelpide lasciano la loro Atene divorata dalla passione e sull'orlo del crollo definitivo per andare in cerca di un luogo senza seccature dove trascorrere il resto della vita. E' nel mondo degli uccelli che i due ateniesi cercano e trovano una patria dolce e materna, senza leggi né violenza. Gli Uccelli è un'opera colma di spirito di contestazione. Nonostante la sua ideologia aristocratica e conservatrice, Aristofane risulta qui 'più moderno di ogni moderno' nel rivendicare la necessità della gioia, della concretezza, dei piaceri. Il suo è il grande sogno della creazione di una società libera e felice, dove gli uomini, riconquistato il rapporto con la natura, possano vivere nel migliore dei mondi possibili.
Intrisa di comicità e sarcasmo, questa commedia dissacra i miti di allora come di oggi: e mentre ridiamo, pensiamo alla verità dei suoi significati. Forse il regno di Utopia è il palcoscenico, dove è possibile, nello stesso momento, tanto la realtà che il sogno? Ma nel racconto di Aristofane il regno di Utopia si trasforma a poco a poco nel mondo che conosciamo: poetastri e politicanti, lenoni e parricidi, dèi e uomini bussano chiedendo, con insistenza, di essere rappresentati; in questo Teatro del Mondo tutti gli stili concorrono alla rappresentazione.
Gli Uccelli ha ispirato poeti e drammaturghi tra i più diversi, da Brecht a Pasolini. Al primo potrebbe aver suggerito l'idea di 'dramma didattico' mentre il secondo ne è stato guidato per il film Uccellacci e uccellini. La lettura di Tiezzi non si ferma a questi due filtri novecenteschi. Punta invece anche a quell'idea di 'città ideale' che percorre, come un'esigenza ricorrente, il Rinascimento toscano, i grandi filosofi da Kant a Hegel, gli utopisti dell'Ottocento che ebbero così tanto peso nella formazione di Marx.
 
 
Faust

Faust

Martedì 13 e Mercoledì 14 marzo 2007
Teatro Meno Fortas, Vilnius, in coproduzione con ERT - Emilia Romagna Teatro, Théâtre de la Place Liège - Ministero della Cultura Lituano in collaborazione con Aldo Miguel Grompone
di Johann Wolfgang Goethe
con VLADAS BAGDONAS, SALVIJUS TREPULIS, ELZBIETA LATENAITE POVILAS BUDRYS, VAIDAS VILIUS, MARGARITA ZIEMELYTE, KESTUTIS JAKSTAS, GABRIELIA KUODYTE, VIKTORIJA STREICA, DIANA GANCEVSKAITE, VIACESLAV LUKJANOV, VLADIMIRAS DORONDOVAS
scene di Marius Nekrosius
costumi di Nadezda Gultiajeva
musiche di Faustas Latenas
regia di Eimuntas Nekrosius
[spettacolo in lingua lituana con sovratitoli in italiano]
unica data per le Marche

"Per me affrontare il Faust di Goethe - dice Nekrosius- è un po' come misurare le proporzioni fra una montagna e l'uomo che la vuole scalare. Quest'uomo sono io, ma è anche ciascuno di noi".
Dopo il Don Juan di Puskin e l'Amleto di Shakespeare, Nekrosius si misura ora con un altro grande archetipo mitico della cultura occidentale: Faust, l'intellettuale disposto a vendere la sua anima al diavolo per fermare l'istante nel sogno impossibile dell'eterna giovinezza.
Ancora una volta il grande regista lituano ci meraviglia con la sua straordinaria capacità di scavare fino alle radici primordiali di uno dei miti fondatori dell'uomo moderno, ricreandolo in tutta la vitalità del suo modo di fare teatro.
"In effetti potrei definire Faust come l'ultima tappa d'una specie di trilogia. Faust è come una grande porta aperta, tuttavia la complessità del suo aspetto filosofico la rende più difficile da attraversare di una porta chiusa".
La sfida nasce e si consuma sulla scena che Faust e Wagner misurano a passi decisi, seguendo ineluttabili geometrie immaginarie. È sufficiente la scena della metamorfosi di Mefistofele, raddoppiato nella sua forma canina e umana, o l'apparizione di Margherita per catturarci nella nuova magia che Nekrosius regista-demiurgo mette a punto con la storica Compagnia Meno Fortas, in una montaggio scenico eclatante che è già la figurazione completa della maturità d'uno straordinario nuovo punto d'arrivo.
 
 
logo stagione di prosa 2006-07

Tartufo

Martedì 10 e Mercoledì 11 aprile 2007
di Moliere
produzione teatro Stabile delle Marche
con CARLO CECCHI,
VALERIO BINASCO, IAIA FORTE, LICIA MAGLIETTA, ANGELICA IPPOLITO

regia di Carlo Cecchi
 
 
 
Informazioni
 
Sede: Piazza Libertà 3
Sede Fiscale: Viale Trieste 24
Cap. 62100
Tel. (0733) 2561 - Fax (0733) 256200
     Partita IVA 00093120434
Codice Fiscale 80001650433