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Ultimo Aggiornamento: 05/06/07

Libriamoci, con "Insurrezione" riflettori di nuovo puntati sul '77

COMUNICATO STAMPA N.4 martedì 5 giugno 2007
OGGETTO: Libriamoci, con "Insurrezione" riflettori di nuovo puntati sul '77

Nuovo appuntamento dell'iniziativa "Libriamoci: in Biblioteca letteralmente fantastico", curata da Reinhard Sauer. Venerdì (8 giugno) alle ore 21.15 nella Sala degli specchi della Biblioteca Mozzi-Borgetti, sarà presentato "Insurrezione", ultimo lavoro dello scrittore Paolo Pozzi, edito da DeriveApprodi.
Un romanzo storico sociale sul '77, raccontato in presa diretta da un suo giovane protagonista e ambientato nella realtà metropolitana di Milano. Fu già scritto più di vent'anni fa, in carcere, ma il manoscritto è stato pubblicato solo adesso, mantenendo la sua verve originaria nel raccontare una vera, anzi, verosimile, educazione sentimentale politico-militante di quelli anni.
Dall'introduzione dell'autore: "Questa è una storia degli anni Settanta. Allora c'era un movimento fatto di donne e uomini che pensavano di cambiare il mondo. In modo radicale. Con una rivoluzione. Quelle donne e quegli uomini pensavano che cambiarlo potesse anche essere divertente. Anzi o era divertente o non valeva la pena. Tutto e subito. Non si poteva rimandare nulla a dopo. La parte più radicale di quel movimento erano gli autonomi. Poi quel movimento è stato preso in una morsa ed è rimasto stritolato. Molti si sono fermati o sono stati fermati. Molti dal movimento sono passati alle formazioni armate. Molti hanno pensato che l'unica giustizia era quella proletaria. Alcuni, non pochi, si sono pentiti, cioè sono diventati delatori. È quindi anche una storia terribile. È una storia fatta di vivi, morti e morti ammazzati. È una storia dolorosa per il dolore arrecato e sofferto. È una storia che narra di giovani. Io ora sono un uomo che va verso i sessanta. Ma mi rivedo giovane e penso: ce l'hanno fatta pagare ma ci siamo divertiti un casino...".
Paolo Pozzi (1949) si è laureato in Sociologia a Trento nel 1972. Si è trasferito poi a Milano, dove ha militato nella componente dell'autonomia operaia che si raccoglieva attorno alla rivista "Rosso", di cui è diventato anche redattore. Nel 1979 viene arrestato nell'ambito dell'inchiesta 7 aprile e sconta diversi anni di carcere. Oggi è il dirigente di una società che si occupa di beni culturali.
 
 

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