TLR Altri Percorsi 2007/08
In collaborazione con l'Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali
con il patrocinio di
Ministero Beni e Attività Culturali
Regione Marche
Calendario:
Domenica 4 novembre 2007, Cine teatro Italia, ore 21,00
SNOW WHITE
Lunedì 26 novembre 2007, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
UOVO DI BOCCA
a seguire nell'ambito del festival "Non ho tempo e serve tempo"
proiezione del video ALPHABET
Sabato 1° dicembre 2007, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
DA QUESTA PARTE DEL MARE
Giovedì 24 gennaio 2008, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
MÂLE ÊTRE
Giovedì 21 febbraio 2008, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
PROMETEO
Mercoledì 9 aprile 2008, Cine Teatro Italia, ore 21,00
K. 313
Giovedì 6 marzo 2008, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
ASPETTANDO GODOT
Giovedì 10 aprile 2008, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00 - replica ore 23,00
AMORE
Martedì 13 maggio 2008, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
AL PRESENTE
SNOW WHITE
Domenica 4 novembre 2007
Cine Teatro Italia, ore 21,00
progetto in collaborazione con Festival Gender Bender- Bologna
Ann Liv Young Dance Company
uno spettacolo di ANN LIV YOUNG
[lo spettacolo contiene scene di nudo integrale; se ne consiglia la visione ad un pubblico adulto]
Ann Liv Young è uno dei nomi più interessanti della scena performativa newyorkese. La sua personale rilettura di Snow White (Biancaneve), immersa in una dimensione femminile ed esclusiva, concentra l'attenzione sui personaggi di Biancaneve, del Principe e della Matrigna, tutti interpretati da donne, tra cui la stessa coreografa nei panni della protagonista. Biancaneve si muove sul palco in modo sensuale, a tratti volgare e divertente. Canta le canzoni d'amore dei nostri tempi i classici del pop di Beyoncè, di Mary J. Blige e di Whitney Houston, ma in chiave punk. L'interpretazione è "rabbiosa" e le tre performer si presentano sul palco vestite di pesanti sneakers nere e body di lycra, spogliandosi e svestendosi in maniera compulsiva, quasi a caso. La critica newyorkese ha definito gli spettacoli della Young magnetici e provocatori per la messa in scena della nudità completa, mostrata senza censure né compromessi. Fresco e in apparenza spontaneo, l'universo della Young è legato ai capricci impulsivi di una ragazzina dall'immaginario selvaggio, impegnata in una personale ed estrema ribellione dal retrogusto femminista.
UOVO DI BOCCA
Lunedì 26 novembre 2007
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Socìetas Raffaello Sanzio
Lettura drammatica
brani testuali di Claudia Castellucci e Chiara Guidi
partitura vocale e ritmo drammatico di Chiara Guidi
con CLAUDIA CASTELLUCCI e CHIARA GUIDI
regia di Romeo Castellucci
a seguire nell'ambito del festival Non ho tempo e serve tempo
proiezione del video
ALPHABET
realizzazione Romeo Castellucci, suono di Scott Gibbons
Il programma di lettura drammatica è diviso in due parti: la prima propone una sequenza di domande sul tema della libertà; la seconda si basa su un componimento astratto realizzato da una capra. La lettura è eseguita in monofonia da due voci femminili.
Uovo di bocca allude alla poesia come prodotto orale, che si dà, qui, nella sua forma metrica e timbrica: arte drammatica della parola. Le interpreti non interferiscono con l'azione della voce attraverso atti che non siano esclusivamente fonici.
La voce è comune a tutti gli animali; è una specie di espirazione fonica; può essere espressiva dei sentimenti. La parola è un prodotto degli animali umani: nomina le cose per distinguerle; esprime, oltre ai sentimenti, anche emozioni e concetti.
In questa lettura drammatica paragoniamo la voce poetica umana con la voce poetica di una capra. È un esperimento dai molteplici significati. Il più semplice è forse quello che vede attribuire al canto del capro l'origine della tragedia. L'arte drammatica a un certo punto venne a sostituire la celebrazione collettiva e religiosa degli uomini, culminata con il sacrificio dell'animale (spesso un capro).
Andremo paragonando due modi di scegliere le parole e di comporre poemi: l'uno umano, l'altro animale. Entrambi prendono corpo in una voce. La voce, di per sé, è portatrice di un significato sconosciuto. È il "cantus obscurior" che, secondo Quintiliano e Cicerone, è presente in ogni discorso. La voce rende comuni i due testi metafisicamente diversi: quello scritto dalla Castellucci, e l'altro composto da una capra.
Il testo umano, tratto dal libro Uovo di bocca propone una serie di domande che sembra avere lo scopo di esaurire tutta la gamma delle possibili questioni sulla nascita, sul destino, sulla libertà. Il terreno è da subito quello della teologia intesa come ambito di interrogazione che considera la morte un punto di confluenza dei temi, dei problemi e dei dati di fatto, da cui muove qualsiasi altro tipo di invenzione umana.
Il testo animale, quello proveniente dalla capra, è, al contrario, radicalmente anti-teologico e anti-filosofico, perché si situa in un ambito di assoluta alienazione. Gli animali ignorano la domanda; per essi è tutto un'affermazione.
"Il sistema di scrittura degli amminoacidi dà corpo ad una voce notturna preesistente alla nostra specie. E' un codice biologico convenzionale scritto, non pronunciabile. Le lettere simboliche degli amminoacidi sono in numero simile ai segni dell'alfabeto. Gli amminoacidi sono alla base dell'energia di ogni forma vivente; il loro codice letterario è privo di corde che si tendono e s'allentano, ed è al di là e al di qua dello scorrere del tempo. Le catene degli amminoacidi non hanno accenti né punteggiatura. I codici di lettere che le compongono sono uniti e consequenziali: sono privi di forma distinta".
Restituire la voce nascosta del vivente nei sotterranei dell'essere: le lettere degli amminoacidi vivono nel silenzioso buio e chiuso di un corpo. Non conoscono altezza, timbri, tono e volumi. Colloco degli accenti e creo delle macchie, perforo le condensazioni. La "scrittura" viene così alla luce assumendo una forma umana.
DA QUESTA PARTE DEL MARE
Sabato 1° dicembre 2007
Macerata, Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
in collaborazione con Festival Adriatico Mediterraneo
GIANMARIA TESTA TRIO
con GIANMARIA TESTA (voce, chitarre)
PIERO PONZIO (clarinetto, sax, fiati); NICOLA NEGRINI (contrabbasso)
invitato speciale ERRI DE LUCA
Sono partiti in due da un qualche porto del Nord Africa, clandestini nascosti nella stiva di un cargo.
A due terzi del viaggio li hanno scoperti e buttati a mare.
Li ha raccolti un peschereccio nell'alto Adriatico. Nessun tipo di soccorso a bordo.
Li hanno scaricati come zavorra dentro un gommone attraccato a duecento metri da una spiaggia di Puglia.
Quando li hanno portati a riva per uno di loro non c'è stato più niente da fare.
L'altro, dopo, ha raccontato.
Erano i primi anni '90.
Non ho scritto per loro. Non ne sarei capace.
Ho scritto per me e per quelli che, come me, stanno da questa parte del mare.
Gianmaria Testa
Da questa parte del mare, ultimo album per Gianmaria Testa, è una riflessione ampia, aperta e senza demagogia sul tema delle migrazioni moderne. Sulle ragioni, dure, del partire, sulla decisione, sofferta, di attraversare deserti e mari, sul significato di parole come "terra" o "patria" e sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé. A qualsiasi latitudine.
Un disco à l'ancienne, strutturato come se fosse un romanzo e le canzoni tanti piccoli capitoli che insieme raccontano una storia.
E una sorta di storia è anche il concerto pensato da Gianmaria come un unicum, all'interno del quale le 11 nuove canzoni di Da questa parte del mare si intrecceranno ad altre, scelte dal repertorio passato proprio in virtù della loro familiarità tematica con lo spirito del nuovo disco.
Cosa non cambia -e non potrebbe essere altrimenti- è lo stile essenziale, ma anche caldo, di Testa, quello che fa di lui un cantautore profondamente popolare e raffinato al tempo stesso, un cantautore della voce roca e vellutata che trova nella 'forma canzone' -la canzone nuda - la sua vera forza.
Testi come piccole poesie che parlano di nebbie e di incontri, di solitudini e di colline e musiche che evocano il tango, il jazz, la bossanova, la habanera, il valzer e creano suggestioni calde, intense, che sanno avvolgere.
In questa formazione speciale, si unisce ai musicisti lo scrittore napoletano Erri De Luca, amico e da ormai molto tempo compagno di strada di Gianmaria. Insieme condividono uno spettacolo teatrale che gira per i teatri d'Italia, e insieme condividono una stessa visione del mondo, un'identica sensibilità. Non a caso Da questa parte del mare è un po' il cugino musicale di Sola andata, bellissima raccolta di poesie di Erri dedicata ai migratori senz'ali dei nostri anni.
MÂLE ÊTRE
giovedì 24 gennaio 2008
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Terra dei Teatri 2007 in collaborazione con Amat
con MAURIZIO RINALDELLI UNCINETTI e ROBERTO LORI/danzatori
ANDREA FERRACCIO/basso; ANDREA LAZZARO GHEZZI/batteria
musiche di Metronhòmme
elaborazioni elettroniche di Fabio Damiani
costumi di Claudia Mazzieri
regia di Maurizio Rinaldelli Uncinetti
coreografia di Roberto Lori
Indagine sul "maschile" - inteso come genere, identità e luogo comune - Mâle Être è anche il nome della formazione maceratese che mette in scena lo spettacolo. Maurizio Rinaldelli Uncinetti, dopo gli studi presso la Folkwang Hochschule di Pina Bausch e la Limòn School ed il perfezionamento con maestri quali W.Forsythe e A.Nikolais, lavora tra danza e teatro contemporaneo e attualmente è attore e regista per CASTADEAssociazione. Roberto Lori inizia a danzare nelle Marche per poi frequentare a Roma il Balletto di Renato Greco; nel '99 entra a far parte della Compagnia Artemis di Monica Casadei; dal '97 è insegnante e coreografo presso numerose realtà e collabora con compagnie di grande rilevanza tra cui Simona Bucci. Andrea Ferraccio inizia giovanissimo a studiare basso facendo parte di diverse cover band fino alla creazione, nel '98, del gruppo Noctifer, band post-rock strumentale. Dal 2003 fa parte del gruppo Mètronhomme, di cui è fondatore insieme ad Andrea Lazzaro Ghezzi, che con gli altri membri dell'ensemble ha creato spettacoli quali L'ultimo canto di Orfeo e Neve, liberamente tratto dall'omonimo romanzo di M.Fermine.
PROMETEO
Giovedì 21 febbraio 2008
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Ecate teatro - Terra dei Teatri Festival
in collaborazione con Amat e TAU/Teatri Antichi Uniti e Comune di Urbisaglia
da Prometeo incatenato di Eschilo
con DAVID QUINTILI, LUCIA MASCINO, FRANCESCA ROSSI BRUNORI
CARMEN CHIMIENTI
con le voci di GIORGIO CONTIGIANI, MICHELE RENZULLO, ELEONORA SARTI
musica Gianluca Gentili
costumi Giuditta Chiaraluce
allestimento tecnico e video project Paolo Appignanesi
scenografia e ideazione video Ecate Teatro
tecnico del suono Andrea Lambertucci
luci Micaela Piccinini
foto Fabio Falcioni
Degli scienziati conducono un esperimento su una cavia umana. L'internato è afflitto da delirio di grandezza e pensa di essere Prometeo. Arriva un 'professionista dell'assurdo'; ha in sé tutte le caratteristiche di un attore, di un avventuriero, di un dongiovanni e di un amante; la sua funzione è quella di assecondare i deliri del malato, provocarne i sintomi, entrare nel gioco dei suoi rituali. Ma questo non è che l'inizio. Man mano che si procede l'assurdo ha il sopravvento. L'archetipo della follia equivale ad un ritorno all'infantile.
Alla comparsa di Io, unica figura la cui sofferenza è umana e condivisibile, sorgerà il dubbio se l'attore Prometeo sia veramente un malato di mente oppure se sia l'incarnazione di Prometeo redivivo incompreso dalla società attuale.
Ma solo per un attimo si cede alla rievocazione del mito eschileo per poi ritornare, in corrispondenza dell'esodo, alla triste realtà dove prevalgono la frantumazione, la scissione, il commercio delle anime e dei corpi come fossero oggetti, la cinica, e quanto mai folle, strumentalizzazione dell'uomo. L'esperimento continua...
K. 313
mercoledì 9 aprile 2008
Cine Teatro Italia, ore 21,00
Fanny & Alexander
da Breve canzoniere di Tommaso Landolfi
riduzione a cura di Chiara Lagani
con: Marco Cavalcoli e Chiara Lagani
abiti: Bianca e Blu Monica Bolzoni Moda Designer
regia: Luigi de Angelis
prodotto in collaborazione con Festivaletteratura di Mantova
Se delle parole potessimo fare a meno, se avessimo in cambio qualcosa di più sostanzioso e di più sciocco, diretto, immemore, stupito, allora... (T. Landolfi)
Lascio uscire da me i segni che ho ricevuto. (A. Warburg)
Non è dato oggi di amare se non si ritiene preliminarmente che l'amore sia ormai impossibile o almeno condannato. (E. Zolla)
K.313 è tratta da Breve canzoniere di Tommaso Landolfi
Due attori. Due amanti. Della loro vita umana nulla trapela, perfino i nomi non si ritrovano nel testo. Una storia d'amore per il linguaggio, per le forme. Una possibile riflessione sul dialogo d'amore come lingua disintegrata e disintegrante, lingua impossibile, lingua oltre l'utopia.
Breve canzoniere è un prosimetrum che inserisce in un breve romanzo 14 sonetti dedicati alla protagonista e sottoposti al suo giudizio feroce. È un dialogo utopico fra due esseri fatti parola, due catene di montaggio di significazioni. Cosa accadrà quando ogni parola si esaurirà? Che ne sarà, nel pieno silenzio, di quest'AMORE? Sarà questa sopravvivenza una luce, un colore, un odore? Potranno le parole più "cupe trite e polverose", le parole ordigno restare inesplose? Potrà il dialogo più violento e crudo farsi soffio fantasmatico, cinguettio degli angeli, musica, come nella sonata per flauto e orchestra K.313 di Mozart, nume, vate, modello retorico sempre evocato?
ASPETTANDO GODOT
giovedì 6 marzo 2008
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Di Samuel Beckett
Con il Gruppo Teatrale di Tolentino
Regia di Saverio Marconi
Un classico del teatro contemporaneo di Samuel Beckett portato in scena sperimentalmente da uno stimato regista professionista, Saverio Marconi, che si avvale di una compagnia di attori amatoriali. Partecipazione al Festival Mondiale di Montecarlo nel 1993.
AMORE
giovedì 10 aprile 2008
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00 - replica ore 23,00
Fanny & Alexander
(2 atti)
ispirato a La piccola Apocalisse di Tommaso Landolfi
ideazione Chiara Lagani e Luigi de Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
consulenza letteraria Rodolfo Sacchettini
progetto costumi Bianca e Blu Monica Bolzoni Moda Designer
dipinto di scena Cristian Zurita
scultura in cera Lia Pari
riprese audio e Super8 Luigi de Angelis
con Marco Cavalcoli e Chiara Lagani
regia, scene, luci, colonna sonora Luigi de Angelis
produzione Fanny & Alexander e Ravenna Festival, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
AMORE èuna parabola in 2 atti sull'arte e sull'ispirazione poetica. La parabola si propone di mostrare:
1. Come si spiega l'arte a un'agnella che dorme;
2. Come si parla in una lingua impossibile o dimenticata;
3. A quali estremi si giunge seguendo l'intemperanza della propria immaginazione;
4. Altre cose del genere.
1. D, fabula simbolica, in lingua italiana:
La scena (o piuttosto il discorso) si svolge in un grande caffè, o ristorante straniero.
D spaccia il suo discorso ad un'agnella come un rosario. Il frastuono dell'orchestra e della gente è, a un certo punto, assordante. D parla come su un aeroplano o davanti alle Cascate del Niagara gettando verso l'agnella a pieni polmoni le parole caratteristiche di un discorso.
Ora: che creatura immaginate debba sorgere, nascere, se preferite, da un discorso così in una notte di nubi?
Dopo aver battuto il suo pieno, comunque, il gran ronzare della sala s'attenua. Tutto il caffè (o ristorante) presenta allora l'aspetto miserabile e allarmante caratteristico, in certi momenti intermedi, di quei luoghi che posson vivere soltanto o del pubblico o in solitudine (ristoranti, caffè, ospedali, teatri).
Trascorre così quella scena fino all'entrata della donna bionda con la P. A vederla passare schioccan tutti le labbra, ché pare semplicemente e soltanto una bella donna bionda. Ma quando ella leva il suo unico occhio su D ecco ognuno pensare: ora se ne va e non la rivedrò più!
Ma P non se ne va, anzi un fatto inesplicabile e solenne avviene: si ferma, con voce un po' sorda: "siamo oppressi da una pena, forse la stessa: usciamo per una passeggiata", dice.
2. P, dimostrazione linguistica (in tre fasi), della lingua P (vedi legenda) senza sottotitoli ma con istruzioni introduttive (approssimate) in lingua italiana:
1) Propedeutica alla lingua P.
Introduzione approssimata e tardiva alla lingua delle luci e dei colori, dei vizi e delle virtù.
2) Frammento originale in lingua P. (Tristezza e dolore; Amore fraterno; Amore infelice; Ricchezza; Purezza; Amore felice; Odio e protervia; Gioia e serenità)
3) Gridellino: un'alba fangosa sospende ogni discorso.
Malgrado ogni apparenza il racconto non è finito.
AL PRESENTE
Martedì 13 maggio 2008
Teatro Lauro Rossi, ore 21,00
Danio Manfredini - Associazione Culturale Scimone Sframeli
di e con DANIO MANFREDINI
su testi di Danio Manfredini Alberto Giacometti, Albert Camus, Mariangela Gualtieri
collaborazione al progetto Andrea Mazza e Luisella Del Mar
Un manichino: è questa l'unica presenza in scena attorno all quale ruota la rappresentazione di Danio Manfredini. La messinscena propone materiale accumulato dall'autore nel corso della sua esitenza: fatti, incontri, dialoghi frasi, messaggi di segreterie telefoniche, immagini, suggestioni; il tutto elaborato in modo da diventare un'opera totale e totalizzante. I diversi modelli di comportamento presentati, pur appartenendo al mondo dei folli, compongono l'immagine contemporanea che deriva dall'inquieta umana condizione interiore. Al presente è un susseguirsi di sensazioni, stati d'animo; è un lavoro che ha a che fare con la condizione della mente; ''quello che va a finire nella scena è un poì lo specchio della vita e anche di una visione del mondo''. Danio Manfredini
- Info
-
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T 0733-256259
F 0733-256472
cultura@comune.macerata.it
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