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Ultimo Aggiornamento: 12/05/11

Presentata ieri la prima traduzione de Dieci capitoli di un uomo strano

 

L'edizione a cura di Wang Suna e Filippo Mignini dell'Istituto Ricci di Macerata è stata pubblicata da Quodlibet

 
giovedì 12 maggio 2011
Pubblico
Un momento della presentazione dei Dieci capitoli di un uomo strano ed il pubblico numeroso

 Presentata ieri nella Biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata la prima traduzione in lingua occidentale dell'opera che Matteo Ricci scrisse nel 1608 in cinese. L'edizione a cura di Wang Suna e Filippo Mignini dell'Istituto Ricci di Macerata, è stata pubblicata da Quodlibet, nel quadro delle iniziative promosse dal Comitato per le celebrazioni del IV Centenario ricciano.

  Il seminario, dopo gli interventi del vice sindaco Irene Manzi e del presidente del disciolto Comitato Celebrazioni Ricciane Adriano Ciaffi, si è arricchito dei contributi di quattro studiosi che hanno esaminato altrettanti nodi centrali dell'opera.

  Il prof. Paolo Petruzzi, docente di Storia della Chiesa all'Istituto teologico marchigiano, ha illustrato forme e modi che Ricci utilizza   nell'opera nel tentativo di presentare alcune questioni centrali della dottrina cristiana. Il prof. Giorgio Trentin, docente di lingua e letteratura cinese nell'Università di Macerata, ha focalizzato l'atteggiamento di Ricci nei confronti del Confucianesimo, e come Ricci privilegi il confucianesimo   delle origini

  I punti salienti della polemica ricciana verso il Buddismo sono stati trattati invece dal prof. Stefano Zacchetti, sinologo e docente di buddismo cinese nell'Università Ca' Foscari di Venezia, che ha sottolineato come Ricci scelga con estrema cura di differenziarsi da questa filosofia pur trattando alcune tematiche di ispirazione buddista, forse occasioni mancate per un dialogo con essa.

  Il prof. Filippo Mignini,   dell'Università di Macerata, ha mostrato come Ricci fece con i Dieci capitoli la stessa operazione fatta con l'Amicizia ovvero la proposizione di testi classici occidentali, testi biblici e greco-latini, in particolare i classici dello stoicismo romano quali rappresentanti privilegiati della cultura occidentale presso i letterati cinesi. "In questa opera non metto nulla di mia casa, ma mi limito ad eleggere ed ordinare " scrive Ricci. Il compito di svelare le centinaia di criptocitazioni contenute nel testo ricciano è toccato ai curatori del lavoro che hanno portato alla luce la massiccia presenza di fonti bibliche (100 citazioni) e di testi di autori latini (250 citazioni di Seneca, Orazio Cicerone, Plinio il Vecchio, Marco Aurelio, Epitteto ed altri).

  Nell'opera vengono costruiti dieci dialoghi con nove intellettuali cinesi sui temi del tempo, del mondo, della morte, del silenzio, del digiuno, dell'esame di coscienza, della giustizia cosmica di supporre premi e punizioni dopo la morte, della divinazione e della ricchezza ricercata dagli avari. Su ciascun tema si mettono a confronto le diverse tradizioni di pensiero, nel tentativo del maestro occidentale di mostrare la superiore razionalità del cristianesimo.

 Al termine della presentazione dell'opera la lettura di brani scelti, proposti dalla voce di Chiara Pietroni. (ap)

 
 
 
 
 

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