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Ultimo Aggiornamento: 26/10/05

Prosa, guerra, memoria e lotta tra il bene e il male nell'opera di Ugo Betti

COMUNICATO STAMPA N. 2 mercoledì 26 ottobre 2005
OGGETTO: Prosa, guerra, memoria e lotta tra il bene e il male nell'opera di Ugo Betti

E' da cinquantasei anni che non viene messo in scena. Una lunga attesa che si concluderà sabato prossimo (29 ottobre) al Lauro Rossi quando, alle 21, sul palco saliranno, per la prima nazionale, gli interpreti di "Lotta fino all'alba", testo drammaturgico di Ugo Betti (la regia è di Allì Caracciolo), spettacolo fuori abbonamento nel cartellone della stagione di prosa '05-06.
"É un omaggio all'autore, per l'anniversario della sua scomparsa nel '53", afferma la regista e scenografa nel presentare l'opera, frutto di due anni di intensa ricerca e sperimentazione, caratteristica distintiva della compagnia "Sperimentale teatro A" che, proponendo dal '64 lavori di ricerca linguistica ed espressiva, ha festeggiato lo scorso anno i quaranta anni di attività.
L'opera si contraddistingue per la complessità della messa in scena: si tratta di unire la parola, che nel teatro di Betti è un elemento centrale, e la fisicità; il corpo come strumento di espressione e di comunicazione per tentare di renderlo parola. Scardinare la fissità della parola per aumentarne la dinamicità con la dimensione corporea, quindi trovare un corpo che possa essere letto: una specie di geroglifico.
La trama, in un certo senso, potrebbe apparire banale ma in realtà il senso complessivo dell'opera si coglie seguendo con attenzione la complessità dell'intreccio: i legami di quattro personaggi, Giorgio e la moglie Elsa (interpretati da Sergio Mariucci e Maria Novella Gobbi), Tullio e Delia (anch'essi sposati: Maurizio Agasucci e Maria Stella Righetti), che vengono stravolti dalla relazione tra Giorgio e Delia. Tutto questo, inserito nell'Italia del 1947, tra miseria e macerie. Giorgio ed Elsa, si sono recati da un notaio (Stefano Petracci) che avevano contattato per aiutarli a recuperare mobili e altri oggetti. Ritrovano Tullio, amico fraterno di alcuni anni prima, che la guerra aveva allontanato. Il racconto si trasforma in una specie di metafora sui cinque anni oscuri: la guerra come uno spettro che incombe sulle spalle dei personaggi.
Due i livelli di lettura dell'opera: uno, immediato, per cui la storia sembra, solo in apparenza, semplicemente un racconto di adulteri e omicidi, e l'altro, fondamentale, profondo, attraverso cui è possibile capire le azioni dei personaggi soltanto confrontandolo con il contesto-contenitore della guerra.
 
 

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