Ultimo Aggiornamento: 10/04/10
SALUTE MENTALE
Sono circa 450 milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di disturbi neurologici, mentali e comportamentali. Persone che sono spesso soggette a isolamento sociale, bassa qualità della vita e alta mortalità. I disturbi mentali, che comprendono schizofrenia, depressione, disturbi d'ansia, anoressia e bulimia nervose, disturbi da abuso di sostanze e di alcool e disturbi ossessivi, costituiscono un importante problema di sanità pubblica. Si presentano infatti in tutte le classi d'età, sono associati a difficoltà nelle attività quotidiane, nel lavoro, nei rapporti interpersonali e familiari, e sono all'origine di elevati costi sociali ed economici per le persone colpite e per le loro famiglie. La crescente consapevolezza dell'aumento dell'incidenza e della sofferenza che circonda i disturbi mentali ha reso necessarie azioni di prevenzione oltre che di cura di queste patologie.
Salute mentale al femminile
Fino a pochi anni fa, la considerazione generale dei problemi psichici delle donne si limitava ad alcuni tentativi volti alla promozione della salute mentale, senza che però venissero predisposti adeguati interventi terapeutici. Gli sforzi si concentravano per lo più sui problemi legati alla sfera riproduttiva, come la gravidanza e la pianificazione della famiglia. Quel che riguardava la sfera psicologica, invece, era piuttosto trascurato. I molteplici ruoli che oggi le donne ricoprono nel contesto sociale le espongono a un rischio più alto della media di soffrire di disagi psichici. Le donne, infatti, devono sopportare il peso delle responsabilità legate al loro essere allo stesso tempo mogli e mamme. Inoltre rappresentano sempre più una parte essenziale della forza lavoro e nel 29% circa dei casi sono la prima fonte di guadagno per la famiglia (Oms, 1995). Le donne devono anche affrontare una forte discriminazione sessuale, che a sua volta può provocare problemi di povertà, fame, malnutrizione e difficili condizioni di lavoro. Un estremo, ma purtroppo molto comune, esempio di disuguaglianza di genere è la violenza sessuale e domestica, che contribuisce all'elevata prevalenza di malattie psichiche tra le donne. Rispetto a quello maschile, infatti, il sesso femminile è molto più vulnerabile, soprattutto rispetto ad alcune patologie: ansia, depressione, effetti della violenza sessuale e domestica, uso di sostanze stupefacenti. In particolare, le donne risultano più vulnerabili rispetto a diagnosi di sindrome ossessiva compulsiva, somatizzazione di problemi mentali e attacchi di panico. Gli uomini, invece, sono più esposti a disordini di personalità antisociale e all'abuso e dipendenza dall'alcol. Le differenze di genere legate ai problemi psichici emergono chiaramente nel caso della depressione. I dati elaborati dalla Banca mondiale, infatti, indicano che nei Paesi in via di sviluppo tra le donne quasi il 30% delle disabilità neuropsichiatriche complessive vengono provocate da sindromi depressive, a fronte di un molto più basso 12,6% negli uomini. Una disparità che tende a farsi ancora più pronunciata nelle comunità disagiate. Il contesto sociale e culturale risulta quindi decisivo: le donne che vivono in ambienti poveri, che non hanno accesso all'educazione, che hanno problemi nell'ambito del matrimonio o della famiglia e quelle che hanno un basso reddito sono molto più vulnerabili delle altre loro coetanee: i fattori ambientali, combinati con quelli di genere, rappresentano quindi i determinanti fondamentali del benessere psichico.
Promuovere la salute delle donne
È allora quanto mai essenziale promuovere un'indagine a tappeto per monitorare la situazione Paese per Paese rispetto a questi fattori socioculturali, economici, legali e ambientali che incidono sulla salute mentale delle donne. È necessario costruire un modello, basato sulle differenze di genere, dei bisogni sanitari, in modo da poter poi analizzare i determinanti critici della salute mentale femminile, con l'obiettivo di migliorare e promuovere la salute delle donne. Devono essere individuati i fattori di rischio e, dove possibile, deve essere fatta una chiara distinzione tra le opportunità disponibili per intraprendere azioni specifiche e mirate sull'individuo e quelle che invece si rivolgono a un target più ampio. Per aiutare a chiarire il senso che le donne stesse danno al concetto di salute mentale e alle diverse forme di disturbi psicologici, non devono essere trascurate nemmeno le ricerche di tipo qualitativo. Le descrizioni degli aspetti vita quotidiana, i casi studio e le testimonianze dirette possono rendere più chiaro il contesto in cui si verificano stress emotivo, depressione, ansia e altri disturbi psichici. I ricercatori, gli operatori e i responsabili delle politiche sanitarie devono prestare attenzione a queste esperienze soggettive: senza queste testimonianze la ricerca, la politica e la formazione non sarebbero in grado di rispondere alle priorità di salute delle donne.
Disturbi dell' umore
La depressione è
un'alterazione dell'umore, caratterizzata da tristezza, senso di solitudine, mancanza di speranza, contrarietà, sensi di colpa e dubbi. Alcuni individui possono provare questi sentimenti in modo occasionale, mentre altri hanno episodi più frequenti o con effetti che sono duraturi nel tempo: la depressione può infatti durare mesi o anni. Un esempio riscontrato spesso, è la depressione nelle donne che hanno partorito, nei mesi successivi al parto. Una volta raggiunto lo status che nella mente è stato desiderato, vissuto con intensa emotività, la donna si sente "svuotata" in senso psicofisico, non ha più energie da riversare all'esterno, si sente in un certo senso priva di uno status, delle emozioni, delle attenzioni che aveva dato senso alle sue giornate fino al momento del parto, ma che non ci sono più. Lo stesso può avvenire per un uomo che lavora per tutta la sua vita e dinnanzi al momento del meritato riposo e alla pensione, si sente inetto, di non essere capace più di nulla, rifiutato e si lascia andare ad una forma di malinconia che lo vede ritirarsi dalle attività quotidiane sociali, familiari o quant'altro. La conseguenza diretta sulla percezione della realtà quotidiana, è che la persona depressa si focalizza solo sugli aspetti negativi di questa, evitando così di reinvestire energie sulle attività che regolarmente svolge. I manuali diagnostici, chiamano la depressione "
disturbo dell'umore", che è il tono emotivo di base delle persone, che oscilla tra due estremi, la tristezza e l'euforia e che condiziona il fluire delle emozioni, dei sentimenti, delle idee. L'umore è dato dall'equilibrio che determina l'alternarsi di gioie, contentezza, soddisfazioni con infelicità e dolori: questi sentimenti rappresentano la risposta interiore che diamo agli eventi esterni. La depressione può essere il risultato di una perdita, di un lutto, di una separazione da una persona amata o di una situazione complessa per la quale non si intravede via di uscita, come la disoccupazione, una malattia, l'isolamento sociale e affettivo, diverse frustrazioni. Se la persona è cosciente delle cause che hanno portato alla sua reazione depressiva, si può pensare che con un aiuto adeguato e in un periodo di tempo ragionevole questa possa superare la sua depressione.
Ci sono persone che sono maggiormente esposte al rischio di soffrire di stati depressivi:
- persone che hanno casi in famiglia di depressione
- persone che ne hanno già sofferto in passato
- persone che abusano di alcol, farmaci e droghe
- persone che sono sottoposte costantemente ad eventi stressanti
- persone che hanno una situazione sociale particolare (anziani, disoccupati, emarginati, emigrati)
- persone portatrici di handicap
Come riconoscere una persona depressa
A parte la diagnostica, che molto ci può aiutare, ma che risulta a volte imprecisa dinnanzi alla molteplicità e soprattutto alla diversità della manifestazione di uno stato depressivo da un soggetto all'altro, molto ci può aiutare l'osservazione. Qui di seguito sono elencati alcuni comportamenti tipici, che le persone depresso mettono in atto nel corso dello svolgimento della loro giornata:
- non ha voglia di fare nulla, nessuna attività lavorativa, sportiva, di gioco
- fin da appena sveglio si spaventa ad immaginarsi la giornata che deve affrontare
- il momento in cui si sente è meglio, è spesso la sera, al cessare di tutti i suoi impegni
- il risveglio è sempre legato ad un preponderante senso di angoscia
- ha la percezione che il suo stato di malessere è interno e non esterno
- non nutre speranze di miglioramento o di guarigione
- il futuro è nero, non c'è speranza di stare meglio
- spesso ignora il suo problema, dichiarando di essere sempre stato così e comunque di non poter migliorare
- la comunicazione interpersonale è notevolmente ridotta, così come le uscite ed i contatti
- si mostra molto introverso e riluttante a confidarsi
- non prova nemmeno a lottare
- nei casi più gravi, prova un desiderio di morte
- il suo stato di depressione è costante durante il tempo
- non nutre speranza in nessun aspetto della vita
Puoi consultare l'opuscolo sulla
depressione
Puoi consultare il sito dell'
Associazione per la Ricerca sulla Depressione
Disturbi d'ansia
Generalmente, i pazienti ansiosi percepiscono nella struttura della loro personalità la presenza di un disagio, il quale si ripercuote sul comportamento e sulla gestione della vita stessa del paziente, delle sue relazioni interpersonali e con il suo mondo esterno, inteso come ambiente che lo circonda. La qualità della vita è letteralmente compromessa, visto che queste persone vivono nella continua apprensione che si presenti un attacco di panico o un sintomo che farà scaturire il disturbo. Spesso e volentieri la sintomatologia si presenta in ambienti aperti o chiusi, dove la persona si trova a contatto con altre persone, da qui il disagio sociale nel sentimento di inadeguatezza a gestire la situazione anche in presenza di altri. .
Criteri di diagnosi
A causa dello stato di agitazione e disagio incomprensibili per chi li vive, la persona che soffre di disturbi d'ansia, è costretta a rivolgersi a specialisti che tramite il racconto della sintomatologia del disturbo, riescano a diagnosticare la sua natura, difficile però è capire come intervenire per alleviare la situazione.
Ciascun metodo di cura richiede una particolare attenzione all'individuo,uno studio della persona, della sua storia, di come si manifesta il sintomo, a che cosa esso serve. Banalizzare con l'etichettare qualcuno, facendolo rientrare in una categoria limitata di sintomi è due volte errato: si rischia di perdere di vista il paziente nel suo disagio completo e molteplice, si rimane attaccati agli stessi comportamenti di fronte a casi differenti nella loro realtà e funzione. Nel 70% dei casi, pazienti che soffrono di un disturbo d'ansia,ad esempio, possono presentare una sintomatologia depressiva, così come il 50% dei pazienti che presentano una psicopatologia, soddisfano i criteri per un secondo disturbo. Inoltre per i disturbi d'ansia, c'è un'ulteriore questione da tenere bene a mente: riportare di tanto in tanto una certa sintomatologia, non vuol dire soffrire del disturbo vero e proprio a cui essa potrebbe appartenere. Un criterio fondamentale nella diagnosi corretta, perciò, è l'analisi del fattore tempo ( da quanto tempo si presenta il sintomo, per quanto tempo nella giornata, in quali momenti). Partiamo dal presupposto che ogni organismo abbia un suo equilibrio e la legge di natura tenda a farlo mantenere ( in psicologia "omeostasi" è il termine utilizzato per esso). Nonostante molto spesso possano influire sull'equilibrio spinte esterne che tentano di modificarlo come eventi stressanti, lutti, modificazioni ambientali di diverso tipo, l'organismo tenderà sempre a dare la sua risposta riequilibratrice a questi agenti di disturbo. Può dunque avvenire che il nostro sistema nervoso si modifichi in funzione di questa risposta ambientale che deve dare, tutto questo in termini assolutamente normali, di adattamento. E' il caso ad esempio del disturbo post traumatico da stress, che si innesca al sollecitare di determinate situazioni ansiogene, ma che con molto probabilità è in grado di "rientrare" una volta eliminato l'oggetto che determina quest'ansia. Nel diagnosticare un disturbo ansioso, si deve inoltre, necessariamente escludere una patologia che sia organica, o qualsiasi altro disturbo fisico, che possa meglio giustificare i sintomi. Non è quindi facile diagnosticare un disturbo, per la variabilità dei quadri clinici e molto spesso per la rigidità di chi fa la diagnosi, che tende ad adattare il paziente al quadro clinico, invece di studiarne la storia nella sua unicità.
Il sintomo ci può essere di grande aiuto, ma solo come punto di partenza per addentrarci del mondo che esso nasconde con la funzionalità. Ogni disturbo ha una sua funzione, riveste un significato nella vita della persona che lo porta, tutto sta nel capire a cosa serve, che cosa sorregge questa situazione, quali vantaggi oltre che svantaggi può dare. Ne consegue che l'approccio alla diagnosi prediligerà un ascolto attento, libero da pregiudizi, del racconto dell'esperienza di sofferenza oltre che dei sintomi del disturbo. Esistono due manifestazioni caratteristiche riscontrabili in diverse tipologie di disturbi d'ansia che sono:
- Attacco di panico
- Agorafobia
Le diverse tipologie di disturbi ansiosi sono:
- Disturbo di panico senza agorafobia
- Disturbo di panico con agorafobia
- Agorafobia senza anamnesi di disturbo di panico
- Fobia specifica
- Fobia sociale
- Disturbo ossessivo-compulsivo
- Disturbo post traumatico da stress
- Disturbo d'ansia generalizzato
- Disturbo d'ansia dovuto ad una condizione medica generale
- Disturbo d'ansia indotto da sostanze
Puoi consultare il sito della Lidap
Disturbi alimentari
Prima di parlare di disturbi dell'alimentazione, occorre fare chiarezza sul concetto che differenzia un disordine alimentare, come può essere una momentanea alterazione del comportamento alimentare, ad esempio nel caso di
inappetenza,
voracità nervosa o di tutti quei "sintomi alimentari" che ognuno di noi può incontrare in determinati momenti della propria vita, da un
disturbo da alimentazione vero e proprio
, che presuppone un'organizzazione delle relazioni, cognitiva ed emozionale tutta particolare. In secondo luogo va tenuto presente che molto si può ricavare per conoscere il problema, da tutte le teorie che spiegano il perché esiste, ma fuorvianti per risolverlo. E' più importante invece centrarsi a comprendere come funziona il problema stesso, quali sono le soluzioni che vengono messe in atto da chi lo porta e dalle persone che lo circondano, come la famiglia, gli amici. Non da ultimo poi, bisogna considerare la rapida evoluzione delle patologie alimentari, in netta espansione in tutte le società caratterizzate dall'opulenza alimentare e dal benessere economico. Molti dei disturbi alimentari si sono modificati proprio sulle abitudini di vita della persone e si mantengono sulle soluzioni che vengono cercate. Una rilevazione importante è relativa alla maggiore complessità dei disturbi alimentari rispetto ad altri tipi di patologie: l'individuazione di diversi "
tipi" all'interno di una stessa patologia indica una marcata complessità dei disordini alimentari rispetto ad altri tipi di disturbi, aspetto che potrebbe rendere ragione della loro particolare resistenza al cambiamento. Per questo è doppiamente importante capire come funziona il disturbo, entrarvi nella logica, apportando chiavi di lettura nuove e modificare il comportamento spesso senza partire dal cibo.
I disturbi alimentari si dividono principalmente in:
-
anoressia nervosa
-
bulimia nervosa
Puoi consultare l' opuscolo informativo sui disturbi alimentari redatto nel 2006 in collaborazione con l' A.B.A.
Puoi consultare l'opuscolo informativo "A.B.A.
Disturbi di personalità grave
I tratti di personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell'ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali. Soltanto quando i tratti di personalità sono rigidi e non adattivi, e causano una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva, essi costituiscono Disturbi di Personalità. La caratteristica essenziale di un Disturbo di Personalità è un modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: cognitività, affettività, funzionamento interpersonale o controllo degli impulsi . Questo modello costante di comportamento risulta inflessibile ed è presente in un ampio spettro di contesti personali e sociali e determina a disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti. I disturbi di personalità sono divisi in tre categorie (A, B, C), in base alle analogie descrittive. Il gruppo A include dist. di personalità paranoide, schizoide, schizotipico. Gli individui con questi disturbi appaiono spesso strani ed eccentrici. Il gruppo B include il dist. di personalità antisociale, borderline, istrionico, narcisistico. Gli individui che ne soffrono spesso appaiono spesso ampificativi, emotivi e imprevedibili. Gli individui del gruppo C, del quale fanno parte il dist. Di personalità evitante, dipendente, ossessivo- compulsivo, presentano tratti di ansia e fobia. Si ricordano le limitazioni dovute a tale raggruppamento che può senz'altro essere molto utile per la ricerca e per la didattica, ma che ha bisogno di essere accostato ad uno studio del caso per ogni paziente. Un disturbo di personalità rappresenta anche un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell'adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e determina disagio o menomazione sociale e lavorativa per l'individuo che ne soffre.
I Disturbi di Personalità sono elencati di seguito:
- Il Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro caratterizzato da sfiducia e sospettosità, per cui le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole.
- Il Disturbo Schizoide di Personalità è un quadro caratterizzato da distacco dalle relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva.
- Il Disturbo Schizotipico di Personalità è un quadro caratterizzato da disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel comportamento.
- Il Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti degli altri.
- Il Disturbo Borderline di Personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività.
- Il Disturbo Istrionico di Personalità è un quadro caratterizzato da emotività eccessiva e da ricerca di attenzione.
- Il Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro caratterizzato da grandiosità, necessità di ammirazione, e mancanza di empatia.
-Il Disturbo Evitante di Personalità è un quadro caratterizzato da inibizione, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità ai giudizi negativi.
- Il Disturbo Dipendente di Personalità è un quadro caratterizzato da comportamento sottomesso e adesivo legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.
- Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità è un quadro caratterizzato da preoccupazione per l'ordine, perfezionismo ed esigenze di controllo.
Criteri di diagnosi
La diagnosi di Disturbo di Personalità richiede una valutazione del modello di funzionamento a lungo termine dell'individuo e le particolari caratteristiche di personalità devono essere evidenti fin dalla prima età adulta.
Sebbene sia talvolta sufficiente per fare diagnosi un singolo colloquio con la persona, spesso è necessario condurre più di un'intervista e distribuirle nel tempo. La valutazione può anche essere complicata dal fatto che le caratteristiche che definiscono un Disturbo di Personalità possono non essere considerate problematiche da parte dell'individuo, il quale non ritiene di soffrire di alcun disturbo. Può essere utile, dunque, raccogliere altre informazioni relative alla persona.Molto spesso risulta difficile diagnosticare un disturbo di personalità che deve comunque tenere conto dell'ambiente etnico, culturale e sociale dell'individuo. Inoltre, i Disturbi di Personalità non dovrebbero essere confusi con i problemi legati all'acculturazione che seguono l'immigrazione, o con l'espressione di abitudini, costumi, o valori religiosi e politici professati dalla cultura di origine dell'individuo. Specialmente quando il valutatore proviene da un retroterra diverso, è utile per il clinico ottenere ulteriori notizie da informatori che hanno familiarità con l'ambito culturale dell'individuo. Molto spesso ciò che si riscontra è la stretta correlazione tra un disturbo e l'altro, anche per questo non si potrà fare una diagnosi unica ed omogenea (gli individui spesso presntano una concomitanza di disturbi di personalità, anche appartenenti a gruppi diagnostici diversi). Tenendo conto che i criteri diagnostici per un disturbo di personalità, sono:
Un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, si manifestano alterati:
- il modo di percepire, interpretare, sé stessi e gli altri
- la varietà, l'intensità, labilità, adeguatezza di gestire le proprie emozioni
- il funzionamento dei rapporti interpersonali
- il controllo degli impulsi
- Il modello di vita riscontrato in una o più situazioni, pervade in molte altre interpersonali e sociali
- E' evidente un disagio clinico e una compromissione del funzionamento sociale e lavorativo, così come di altre aree importanti.
- Tale modello di comportamento è stabile nel tempo e di lunga durata. Può essere fatto risalire all'adolescenza o prima età adulta.
- Il disturbo di comportamento non è meglio giustificabile come manifestazione o conseguenza di un altro disturbo mentale, così come non risulta legato ad effetti fisiologici di sostanze (droghe, farmaci) o da una condizione medica generale.
Le categorie dei Disturbi di Personalità possono essere applicate a bambini o adolescenti in quei casi relativamente insoliti in cui i particolari tratti di personalità non adattivi dell'individuo sembrano essere pervasivi, persistenti. Si dovrebbe tenere presente che i tratti di un Disturbo di Personalità che compaiono nell'infanzia spesso non persistono immodificati fino alla vita adulta. Per diagnosticare un Disturbo di Personalità in un individuo sotto i 18 anni di età, le caratteristiche devono essere state presenti per almeno 1 anno. L'unica eccezione è rappresentata dal Disturbo Antisociale di Personalità, che non può essere diagnosticato in individui al di sotto dei 18 anni. Alcuni Disturbi di Personalità (per es., Disturbo Antisociale di Personalità) vengono diagnosticati più frequentemente negli uomini. Altri (per es., Disturbo Borderline, Istrionico e Dipendente di Personalità) vengono diagnosticati più frequentemente nelle donne.
Puoi consultare l'
opuscolo informativo
Puoi consultare il sito dell'
A.i.s.d.p.
Disturbi sessuali
I disturbi sessuali psicogeni vanno distinti in disturbi nella donna e nell'uomo.
Possiamo stilare una breve tabella che raccolga i disturbi per entrambi:
UOMO
- Disfunzione erettiva o impotenza
- Eiaculazione precoce
- Eiaculazione ritardata
- Disturbo
dell'orgasmo
DONNA
- Disfunzione generale o frigidità
- Disfunzione dell'orgasmo
- Vaginismo
- Dispareunia
A questi disturbi, va aggiunto il disturbo del desiderio sessuale che può essere riscontrato in entrambi i sessi: il disturbo del desiderio sessuale. Vanno infine considerate le parafile, che possono essere i sintomi di patologie più complesse o specifiche di un comportamento sessuale e dell'organizzazione del desiderio. Ci sono poi i disturbi dell'identità di genere i quali si riferiscono ai casi in cui un individuo si identifica con il sesso opposto. Questa condizione non va confusa con l'omosessualità poiché nei disturbi d'identità di genere, l'individuo sente una intensa repulsione per il sesso biologico a cui appartiene, e un forte desiderio di essere ad esso opposto, si comporta perciò esplicitamente come se fosse del sesso opposto. L'omosessualità, invece non è considerata più come una forma di patologia in sè, quanto una scelta sessuale diversa. In genere i disturbi sessuali, presuppongono quadri di psicopatologia, che si elicitano nel sintomo evidente, proprio per questo, curando psicologicamente la patologia, anche il sintomo viene meno.
Criteri di diagnosi
Pochi disturbi sono difficilmente definibili come quelli sessuali, poiché intrisi di senso moralistico. Per definire un comportamento sessuale patologico, per forza ci si deve rifare al concetto di devianza da una norma di comportamento che però non può essere facilmente stabilita. Alcuni autori hanno tentato di definire un fattore di differenziazione tra un comportamento sessuale "normale" o patologico: l'intimità, per essi, costituisce un fattore di differenziazione.Un individuo può essere definito perverso, solo quando l'atto sessuale viene usato per evitare una relazione stabile e duratura, emotivamente intima e coinvolgente, con un partner. Al contrario, non si può parlare di perversione quando la perversione è comunque affiancata alla costruzione di una relazione stabile e duratura. Il manuale psichiatrico DSM IV, cercando di non essere giudicante rispetto questi termini utilizzati, come quello di perversione, ha tentato di definire le situazioni nelle quali vengono utilizzati oggetti non umani, in cui un effettivo dolore viene inflitto a sé stessi o al proprio partner, o quando nell'atto sessuale vengono coinvolti bambini adulti non consenzienti. La diagnosi viene comunque stabilita su un fattore di gravità: nelle forme "tenui", i pazienti non mettono in atto le loro spinte sessuali, ma le tengono vive solo nella loro fantasia; nei casi "gravi", i pazienti mettono in atto ripetutamente le loro spinte parafiliache. Nel tentativo comunque di non essere giudicanti rispetto queste patologie psichiatriche, il termine "perversione" è stato ovunque nei manuali sostituito dal termine parafilia, anche per dare davvero l'idea che il comportamento sessuale patologico, implica una vera e propria strutturazione della personalità patologica che sostiene e mantiene la patologia psichiatrica, non si tratta quindi di un' implicazione del senso etico e morale, soltanto, così come non può essere possibile, clinicamente parlando, giudicare e spigare un'attività perversa secondo il suo prerequisito senso di peccato.
Puoi consultare il sito dell' A.I.S.C.