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Ultimo Aggiornamento: 17/08/11

La Banda Grossi - Storie di briganti nella pittura naive

 
Immagine del manifesto
Immagini del manifesto

Mostra dell'artista Massimo (Macio) Giovanelli

Macerata 2-15 settembre 2011

Sala Mirionima dell'Accademia di Belle Arti , piazza della Libertà 17


Gli orari

10.00 - 12.30

17.00 - 19.30

Ingresso gratuito


Inaugurazione venerdì 2 settembre ore 17.00


Saranno presenti: Romano Carancini - Sindaco di Macerata; Massimiliano Sport Bianchini - Assessore della Provincia;

Riccardo Paolo Uguccioni - Presidente Ente Olivieri di Pesaro; Gianfranco Boiani - Regista; Massimo (Macio) Giovanelli - Pittore

Durante l'inaugurazione verrà proiettato il film documentario "La Banda Grossi, una storia di briganti all'alba dell'Unità d'Italia" di Gianfranco Boiani.


La Banda Grossi

Nei lunghi inverni innevati, vicino al fuoco del camino, si è tramandata la memoria delle vicende di cui fu protagonista nei primi anni dell'unità nazionale, intorno al 1860, un gruppo di briganti, che venne chiamato già da allora la Banda Grossi dal nome del suo capo Terenzio Grossi.

Le avventure dei briganti sono rappresentate attraverso i quadri naïve dell'artista Massimo (Macio) Giovanelli.

Le leggende, che ancora oggi tengono vivo il mito dei briganti, rivelano il sogno di ribellione e di emancipazione dei contadini, vittime di un'oppressione secolare. Il brigante appare allora, per usare le parole di Giovanni Pascoli, "il re della strada e il re della foresta".

 
 

Terenzio Grossi

Terenzio Grossi, che ha dato il nome alla Banda, era nato ad Urbania il 25 settembre 1832. Ribelle e insofferente alla legge, nel 1854 viene condannato per rapina a dodici anni di carcere e rinchiuso nella fortezza di San Leo, da cui evade due anni dopo.

Nel 1859 Terenzio si unisce a Garibaldi in Romagna e nel settembre 1860 è tra gli insorti che ad Urbino e a Fossombrone combattono a fianco dei Piemontesi per l'unità d'Italia.

Dopo l'annessione, Grossi si illude di avere la riconoscenza del nuovo Stato, che invece lo ricerca per l'evasione da San Leo. Così torna alla macchia e diventa capo di una banda di briganti, attorno alla quale si raccoglie il favore del mondo contadino estraneo al nuovo regime.

Dopo due anni di gesta temerarie, rapine e omicidi, la storia della banda si chiude quando la regia prefettura riesce a indurre un brigante, Sante Frontini, a uccidere il suo capo con la promessa di un premio in denaro e di un passaporto per fuggire. Ma la promessa non verrà mantenuta: Sante Frontini è arrestato e, condannato a morte, viene ghigliottinato a Pesaro, fuori Porta Curina, il 24 ottobre 1864.

 
Passo del Furlo - 17 ottobre 1861
Passo del Furlo - 17 ottobre 1861 _ Agguato ai carabinieri

Passo del Furlo - 17 ottobre 1861

  • Agguato ai carabinieri (descrizione della tavola)
  • Quel mattino i carabinieri Filippo Chiuminato, piemontese, e Giuseppe Dini, toscano, sostavano al passo del Furlo, aspettando la posta.
    Tre assassini stavano arrivando all'osteria del Furlo: erano Sante Frontini, suo fratello Giovanni e Baldassarre Maccagli con le doppiette spianate. I tre continuarono ad avanzare, "indietro" intimarono i militi. Allora quelli proposero di mettere giù i fucili. Su ordine di un bandito venne dall'osteria del vino e il gruppo bevve e si strinsero pure le mani.
    Ma in quella arrivò da lontano un quarto brigante, Olindo Venturi, urlando ai compagni "mena, mena senza compassione a quei brutti boja". Le doppiette si alzarono di nuovo, fulmineamente. Il Chiuminato cadde sul posto, colpito al ventre e al petto. Il Dini, ferito, riuscì ad entrare nell'osteria ma qui venne spacciato da Frontini con un colpo in piena faccia. A entrambi presero le carabine e le manette.
 
 
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