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Ultimo Aggiornamento: 07/02/14

Palazzo Ricci Petrocchini

una sala di palazzo ricci

Edificato nella seconda metà del Cinquecento e successivamente trasformato nel corso della seconda metà del Settecento, il palazzo sorge su un'area precedentemente appartenuta all'Abbazia di Fiastra. Nel 1608 fu oggetto di "compra" da parte dell'agostiniano Gregorio Petrocchini da Montelparo, cardinale del pontefice Sisto V, che nel 1622 lo donò alla nipote Girolama in occasione delle sue nozze con Antonio III Ricci, entrando così a far parte dei beni della nobile casata maceratese.
I documenti esistenti non consentono di far chiarezza sulla figura dell'architetto ideatore dell'edificio, mentre il nome più ricorrente è quello di Giovan Battista Capitani definito "Praefectus fabricae, vulgo Capo Mastro", cioè sovrintendente ai lavori e responsabile del cantiere.
Ingenti trasformazioni architettoniche e dell'apparato decorativo, volute da Antonio IV Ricci nella seconda metà del Settecento, determinano l'aspetto attuale del fabbricato. Dalla lapide ubicata nell'atrio sappiamo che i lavori si sono protratti sino al 1772, anno della loro conclusione, conferendo al palazzo, sotto un profilo stilistico e architettonico, un essenziale ordine compositivo e geometrico.
Numerose le modifiche che si sono succedute nel corso dei secoli sino ai tempi più recenti, tuttavia, il forte degrado in cui giaceva l'edificio fu arrestato nel momento della sua acquisizione, nel 1976, da parte della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, la quale diede avvio ad un'imponente campagna di restauro cercando di recuperare, ove fosse possibile, gli elementi architettonici, decorativi e ornamentali primigeni del palazzo.
Gli esiti dei lavori di restauro, protrattisi per circa cinque anni, ci consentono di poter ammirare, tuttora, un magnifico edificio come Palazzo Ricci nella sua interezza; dal suggestivo seminterrato ai quattro piani sovrastanti ornati da un elegante apparato architettonico - decorativo, con temi ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, e raccordati da un'imponente scalone in pietra cornea di ascendenza vanvitelliana.
Tra gli ambienti di maggior pregio si segnalano le stanze del piano nobile e la cappella di famiglia al terzo piano nella quale è conservata l'opera di Vittore Crivelli Compianto su Cristo morto, già individuata e attribuita allo stesso da Federico Zeri, ascrivibile con molta probabilità alla fine del XV secolo.
Contestualmente all'acquisizione del dipinto del Crivelli, avvenuta nel corso degli anni '80, e a causa della dispersione della maggior parte degli arredi del palazzo, al termine dei lavori di restauro l'ex Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata ha dato avvio ad un'operazione meticolosa di recupero e di nuovi acquisti allo scopo di ricreare quell'atmosfera che in origine pervadeva le sale e gli ambienti della nobile residenza maceratese.
Tale iniziativa ha avuto l'esito di dotare l'attuale museo Palazzo Ricci, oggi di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, di un nucleo singolarissimo di arredi e suppellettili, prevalentemente settecenteschi, che spazia da oggetti di manifattura francese a esemplari romani, genovesi, veneziani e soprattutto marchigiani.  
Alla fine degli anni '70 risale l'idea di modificare la destinazione di Palazzo Ricci da edificio di rappresentanza della banca a vero e proprio spazio museale per quel primo nucleo di acquisizioni, già fatte negli anni precedenti, che darà inizio all'attuale collezione d'arte italiana del Novecento.
Oltre trecento opere tra pittura e scultura italiana del XX secolo danno corpo alla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, facendone un caso singolare nel panorama del collezionismo privato di origine bancaria, tanto per la specificità della raccolta quanto per gli artisti presenti in essa.  

 

 

DOVE: 

Via Domenico Ricci n. 1

 
 
 
 
 

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