Comune di Macerata


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Ultimo Aggiornamento: 15/06/06

La storia della Biblioteca

Bartolomeo Mozzi e Tommaso M. Borgetti
In seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù, il Pontefice Clemente XIV, con breve del 15 dicembre 1773, concesse al Comune di Macerata il Collegio con la Libreria dei Gesuiti per formare una pubblica Biblioteca. Con un congruo sussidio di Papa Pio VI, propiziato dal Cardinale Guglielmo Pallotta e con il sostegno di benemeriti cittadini il Comune potè dare alla Biblioteca sede confacente ed aumentare le raccolte librarie fra il 1784 e l'87.
La Biblioteca venne aperta agli studiosi il 31 marzo 1787. Per decreto di Gioacchino Murat, in data 19 marzo 1814, il fabbricato, già dei Gesuiti, e le sue pertinenze passarono in piena e definitiva proprietà del Comune.
Costituita inizialmente da circa 5.000 volumi provenienti dal Collegio Gesuitico, dal lascito dell'avvocato di Rota Francesco Mornati e dalla pregevolissima donazione di Bartolomeo Mozzi (ritratto a lato, in alto), la Biblioteca si incrementò nel corso dell'800 con importanti donazioni fra cui nel 1833 quella del domenicano Tommaso M. Borgetti (ritratto a lato, in basso). Non mancarono lasciti di illustri maceratesi fra i quali ricordiamo lo storico dell'arte Amico Ricci, di cui pervennero la ricca biblioteca e i manoscritti delle opere, con tutti i materiali di lavoro. Consistente l'apporto delle biblioteche conventuali soppresse dopo l'Unità, di cui vennero incamerati 19.000 volumi.
Fra gli incrementi più significativi nel nostro secolo si segnalano: la biblioteca della famiglia Castiglioni di Cingoli, cui appartenne Papa Pio VIII acquisita nel 1935 e composta di circa 20.000 volumi; i manoscritti inediti dell'Abate Colucci, autore delle Antichità Picene; i carteggi di Luigi Lanzi, Diomede Pantaleoni, Giuseppe Neroni (con 88 lettere di Giuseppe Gioacchino Belli), il materiale raccolto dal musicologo Giuseppe Radiciotti, grande biografo e studioso rossiniano, per un dizionario di musicisti della regione, l'archivio di Ireneo Aleandri, progettista dello Sferisterio, la biblioteca e l'archivio dello storico della letteratura Giulio Natali, i carteggi della famiglia Ricci Petrocchini ed i libri appartenuti a Massimo D'Azeglio, la donazione Ciccolini.
 
 

La Sede

Ambienti della Biblioteca
Nel corso degli oltre 200 anni di attività la Biblioteca è andata progressivamente estendendosi con sale e depositi ai vari piani dello stabile. Nell'ingresso da Piazza V. Veneto i numerosi stemmi in pietra provengono dall'antica Fonte Maggiore. Alla raccolta archeologica dei Musei Civici appartengono il sarcofago strigilato dell'atrio e un grande dolio romano di età repubblicana all'ingresso della Sala Castiglioni.
La Galleria traversa (sala degli Specchi) fu decorata a grottesche nel secolo XVIII su progetto di Vincenzo Martini da Domenico Marzapani e Domenico Cervini. La Galleria degli specchi è arredata con mobili donati da Irene Costa Ciccolini.
Pregevolissima fattura rivelano, su una delle consolles, l'orologio e i due candelabri in bronzo e marmo verde attribuiti a Filippo Thomire, dono di Napoleone III a Ortensia Ciccolini.
Di particolare interesse la Galleria centrale decorata nel 1864 dal maceratese Serafino Scarponi sullo stile dei locali contigui più antichi nei cui scaffali sono conservate opere di carattere scientifico.
Nella sequenza delle stanze che si affacciano sulla piazza il programma iconografico del XVIII secolo rispondeva all'esigenza di indicare che lo studio delle scienze "dissipando gradatamente le tenebre dell'igoranza, dee tender principalmente a condur l'umano intelletto alla cognizione della vera e celeste spaienza". Allo scopo ci si ispirava all'AURORA di Guido Reni nelle prime due sale e si creava un'allegoria della SAPIENZA DIVINA nella terza stanza.
L'entrata di quest'ultima, già Libreria del Collegio dei Gesuiti, è sovrastata da un fastigio opera di Giuseppe Ciferri con gli stemmi di Papa Pio VI, del cardinale Pallotta e della Città. All'interno gli arredi assai curati recano, sulla cimasa delle scansie, i busti a silhouette di sei papi benemeriti per la città.
Un ambiente monumentale di gradevole aspetto anche se non integralmente restaurato è la Sala Castiglioni al piano inferiore, già sala del Casino dei Nobili nell'Ottocento ed ancor prima sede di uno degli Oratorii dei Gesuiti (oratorio dei nobili). Ospita dagli anni Trenta del nostro secolo la biblioteca Castiglioni. Recente il restauro del pregevole soffitto ligneo a lacunari del 1864.
 

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