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Ultimo Aggiornamento: 04/08/12
 

Riordino delle province: il no del consiglio comunale di Macerata

 

"L'ipotesi di riordino comporterebbe per il nostro territorio effetti devastanti - ha affermato il sindaco Carancini - La nostra non è una posizione campanilistica, ma vuole affermare un principio che va nella direzione dell'equilibrio e dello sviluppo della nostre comunità"

 
sabato 4 agosto 2012
Una seduta del consiglio comunale

No unanime del Consiglio comunale di Macerata al riordino delle Province, così come proposto dal Governo Monti nell'ambito del Decreto sulla spending review, in discussione in questo giorni alla Camera dei Deputati. L'assemblea, convocata in via straordinaria su richiesta del sindaco Carancini e dei gruppi consiliari, ha approvato ieri un documento unitario in cui, pur condividendo le finalità di riordino della spesa pubblica degli enti provinciali, esprime la propria forte contrarietà ad ogni ipotesi di riordino che veda sopprimere la provincia di Macerata, nonché al declassamento del comune di Macerata da capoluogo di provincia.

Il documento individua due direttrici d'azione: attraverso i parlamentari marchigiani affinché si possa rivedere, in questa fase di conversione alla Camera, l'impostazione del decreto soprattutto per la parte relativa ai criteri di individuazione del capoluogo di Provincia (il comune più popoloso o il territorio più popoloso?); e attraverso il Consiglio delle Autonomie Locali, la  provincia di Macerata, la giunta regionale ed i consiglieri regionali perché, nella fase che seguirà la conversione del decreto, si adoperino affinché non sia perpetrata un'azione che penalizzerebbe fortemente il territorio maceratese.

"L'ipotesi di riordino comporterebbe per il nostro territorio effetti devastanti - ha detto il sindaco Carancini - La nostra non è una posizione campanilistica, ma vuole affermare un principio che va nella direzione dell'equilibrio e dello sviluppo della nostre comunità, che sarebbero messi in forte crisi dall'aggregazione di territori disomogenei tra loro per storia, cultura e vocazione, mettendo a repentaglio anche le peculiarità e le eccellenze di ciascuna di esse. E' importante che si riportino nel territorio le scelte sulla riorganizzazione, ponendo in primo piano le autonomie locali e la regione"

Come è noto, il processo di riordino-soppressione attraverso criteri della popolazione residente (non inferiore a 350 mila abitanti) e del territorio (non inferiore a 2.500 km quadrati) porterebbe all'accorpamento delle province di Macerata Fermo e Ascoli Piceno, mentre sarebbero salve quelle di Pesaro Urbino e Ancona.

Macerata ha una estensione territoriale di 2.774 Km quadrati, superiore quindi alla condizione minima prevista dal decreto, ma una popolazione inferiore ai 350 mila abitanti. Lo scenario all'orizzonte, con un'unica provincia del sud delle Marche con Ascoli capoluogo ed un territorio disomogeneo di 5.000 km quadrati e 700.000 abitanti, avrebbe un effetto devastante per l'intera comunità maceratese che rivendica il diritto alla propria autonomia.

Carancini ha messo in luce durante il suo intervento alcune peculiarità che rischiano di essere disperse, quali la forte identità della nostra provincia che per secoli è stata capitale della Marca e che è tra le 59 province esistenti fin dall'unità d'Italia, l'impronta culturale che la contraddistingue, con due prestigiose Università (Macerata e Camerino) e l'Accademia di Belle Arti, lo Sferisterio, la caratterizzazione del proprio sistema economico che la vede prima delle Marche nel rapporto tra il numero delle imprese (36.552) e la popolazione residente, l'incidenza delle imprese a conduzione femminile (9.102), 18° provincia in Italia nel settore industriale (14,9%), con una presenza artigiana del 32.1%, superiore di 4 punti percentuali alla media nazionale.

Il dibattito - cui sono intervenuti Narciso Ricotta (PD), Giuliano Meschini (IDV), Massimiliano Bianchini (Pensare Macerata), Ivano Tacconi (Udc), Fabio Pistarelli (Pdl), Luciano Borgiani (Federazione della Sinistra), Fabio Massimo Conti (lista Conti), Giorgio Ballesi (lista Ballesi), Stefano Blanchi (Comunisti Italiani), Uliano Salvatori (Gruppo Misto), Fabrizio Nascimbeni (Macerata è nel cuore), Anna Menghi (gruppo Menghi) - ha sottolineato come questa situazione sia il frutto della crisi della politica e della perdita di forza del nostro territorio per cui è necessario aprire un percorso per  recuperarne senso e forza. In questa ottica sta nascendo anche un comitato spontaneo di cittadini che vogliono difendere la propria provincia da un provvedimento deciso dall'alto, senza il coinvolgimento dei territori interessati.

Di ciò devono essersi resi conto in Parlamento, visto  che in sede di conversione al Senato sono state apportate al decreto alcune modifiche che coinvolgono le autonomie locali  (il Consiglio delle Autonomie Locali costituito in ogni regione (CAL) e la Regione stessa) nel processo di partecipazione alla decisione definitiva. Questi dunque i prossimi step dell'iter di riordino: entro 70 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il CAL può proporre alla regione un'ipotesi di riordino sulla base dei criteri noti e su modifiche di circoscrizioni provinciali proposte dai comuni. La Regione, entro i 20 giorni successivi, trasmetterà al Governo la proposta di riordino delle province ubicate sul proprio territorio. (ap)

 

 
 
 
 
 

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